29.3 C
Milano
26.8 C
Roma
Pubblicità
Roma
cielo sereno
26.8 ° C
27.9 °
23.6 °
57 %
4.6kmh
0 %
Dom
27 °
Lun
30 °
Mar
31 °
Mer
32 °
Gio
34 °

POLITICA

Pubblicità

ALTRA POLITICA

Pubblicità

ESTERI

Pubblicità
HomeCopertinaCercando di capire a quali elettori ci rivolgiamo

Cercando di capire a quali elettori ci rivolgiamo

Pubblicità
GAIAITALIA.COM NOTIZIE anche su TELEGRAMIscrivetevi al nostro Canale Telegram
GAIAITALIA.COM NOTIZIE su WHATSAPPIscrivetevi al nostro Canale WHATSAPP

di Marco Biondi #lopinione twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Oggi vorrei commentare la vicenda del referendum sul trasporto pubblico a Roma. Ho lasciato sbollire per un po’ lo sconforto, ma sarebbe errato non fare una valutazione seria su quanto è successo.

La situazione drammatica nella quale versa la città di Roma con l’amministrazione Raggi è nota a tutti. Davanti ad una chiamata alle urne referendaria per esprimere un parere relativamente all’Atac (azienda dei trasporti di Roma), sarebbe stato logico attendersi un plebiscito.

Invece poco più del 16% degli aventi diritto è andato a votare, lasciando tristemente ancora per chissà quanto tempo l’azienda romana tra le sgrinfie della politica comunale. Serbatoio di voti e di consensi, a scapito dei poveri utilizzatori, ATAC è azienda in stato fallimentare non per niente, essendo, da anni, Infarcita di nullafacenti ed appesantita da costi della politica, senza alcun rispetto per i milioni di romani che ne devono utilizzare i servizi. Il referendum avrebbe “consentito”, non obbligato, di mettere in gara anche altri soggetti, obbligando così anche ATAC ad assoggettarsi alle regole della concorrenza. Se funzioni, bene, altrimenti avanti un altro.

Questo non è avvenuto. Perché?

I commenti del giorno dopo sono stati abbastanza univoci: cari romani, avete quello che vi meritate. Pensando che l’unico problema fosse rappresentato dalla “pigrizia” dei miei concittadini. Io credo che il problema sia più serio.

Secondo me si è instaurata una innaturale “alleanza” non scritta tra un certo mondo sindacale e le politiche grilline. Infatti la propaganda contro il referendum ha puntato principalmente sulla stabilità occupazionale dei dipendenti ATAC prima che sugli interessi dei romani.

Quello che prevale è l’interesse del singolo, del suo piccolo mondo fatto di privilegi e comodità, magari condito da quella simpatica tendenza molto romana alla comodità ed alla pigrizia. Chi ha un posto dove si può permettere di decidere quando e come lavorare e si sente protetto perché nessuno potrà mai mandarlo via, tende ovviamente a proteggere il suo stato quo. Questa è una reazione molto “umana”. Ma se questa posizione viene assunta come attitudine sindacale, allora è lecito preoccuparsi.

Ho più volte stigmatizzato la tendenza sindacale a proteggere i suoi lavoratori “a prescindere”. Se ti rivolgi a me, diciamo prevalentemente CGIL, io ti difendo, a qualunque costo e qualunque cosa tu abbia fatto. Hai rubato?, non dovevano licenziarti. Sei assenteista? Fai bene. L’azienda per la quale lavori deve scegliere se licenziare 10 lavoratori per preservare il posto di lavoro di altri 100? Chi se ne frega. Non si tratta. I dieci devono essere reintegrati a qualunque costo, anche se il rischio è di far chiudere l’azienda.

Se questo atteggiamento è stato ed è così diffuso, non meraviglia che siano state osteggiate dai sindacati le riforme promosse dal PD renziano (come ho recentemente commentato in un mio articolo), così come non stupisce che prevalga la tendenza di preservare l’interesse del singolo rispetto all’interesse pubblico.

Questo è evidentemente anche quanto è successo col referendum sul servizio pubblico a Roma. Non importa che possa continuare a non funzionare per i prossimi 30 anni, non importa che i romani sia quasi obbligati ad utilizzare mezzi privati,  perché il servizio pubblico è inefficiente e insufficiente, non importa che la copertura delle perdite dell’Atac continui ad essere a carico della collettività pur di mantenere un livello occupazionale esagerato rispetto alle esigenze. Non importa. Ciò che importa è di mantenere il numero di tessere ed il bacino elettorale. Chi se ne frega dei romani.

Non per nulla, negli ambienti sindacali si sentiva parlare di non far passare la “privatizzazione” dell’ATAC e di non permettere che centinaia di lavoratori fossero licenziati come conseguenza della vittoria del si al referendum.

L’Italia non si affrancherà dal medioevo nel quale è sprofondata fino a che non riuscirà a liberarsi da queste dinamiche che muovono milioni di lavoratori.

Se qualcuno pensa che sia meglio continuare a difendere chi il lavoro ce l’ha a scapito di chi il lavoro lo cerca (o fa finta di cercarlo, per aggiudicarsi il reddito di nullafacenza) questo qualcuno danneggia il progresso della nazione. E se trova nel serbatoio populista una sponda politica, ben venga che il populismo vada al potere.

Però almeno non dite che i voti di sinistra li ha persi Renzi. I voti di “questa sinistra” li ha spostati il sindacato, dove più conveniva.

E al bene Paese possiamo anche pensarci un’altra volta.

 





 

(18 novembre 2018)

©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 


 

Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)

Torino
cielo sereno
24.8 ° C
26.1 °
24 °
60 %
0.3kmh
0 %
Dom
25 °
Lun
22 °
Mar
23 °
Mer
25 °
Gio
24 °
Pubblicità

LEGGI ANCHE

×