di Paolo M. Minciotti #28giugno twitter@gaiaitaliacom #OrgoglioLGBT
Siamo di nuovo a festeggiare, celebrare, ricordare, un 28 giugno. Siamo nel 2018, tanti diritti sono stati ottenuti, non ancora la piena parità, ma le cose vanno decisamente meglio di prima. Tuttavia ci sono motivi di preoccupazione. Innanzitutto perché molti dei voti che hanno portato Matteo Salvini e i demenziali 5Stelle al governo, il governo più a destra del dopoguerra, vengono da persone LGBT le quali se certamente hanno il diritto di votare chi vogliono altrettanto certamente non hanno il diritto di votare chi rovinerà la vita loro e delle altre persone LGBT. O almeno ci proverà con pervicacia.
Perché costoro che sono omosessuali, scusate, che sono ghèi, hanno votato un governo omofobo che si sta scagliando con violenza contro le famiglie omogenitoriali. E’ la triste realtà. E non c’è “e allora il PD” che tenga…
La stupidità politica di certuni si unisce all’inutile, patetico e infantile protagonismo di coloro che in un altro articolo abbiamo definitivo le reginette della festa che, come tutti in Italia, si sentono anche grandi statisti. Ecco riassunti in due brevi epiteti i personaggi che sono stati la rovina del movimento LGBT e la causa prima del ritardo nel conseguimento della parità di diritti in questo paese. Proprio il 27 giugno Alessandro Cecchi Paone, uno che di closet dovrebbe saperne qualcosa, se ne usciva dicendo che almeno tre ministri dell’attuale governo, due del M5S e uno della Lega, sarebbero omosessuali.
Ancora lì stiamo? E’ questa la lotta politica? E’ questo l’essere grandi statisti gay? E’ questo fare il bene della comunità alla quale si pensa di fare il bene? Ancora nelle camere da letto altrui state a guardare dopo che per decenni hanno guardonato nelle vostre? La notizia era riportata da Termometro Politico, ma non c’è più.
Ancora insopportabilmente presente è l’immaturità sociale di troppe persone LGBT che guardano soltanto alla loro condizione, quasi avessero l’esclusiva della sofferenza. Odiano gli africani, ma spesso ne pagano le prestazioni sessuali; odiano gli arabi e passano le vacanze a Djerba vantandosi di conquiste e misure. Sono come i buoni padri di famiglia che condannano la pedofilia e poi si fanno le vacanze in Thailandia alla ricerca di ragazzine e i ragazzini a buon mercato. Scritto così fa schifo, lo sappiamo. La realtà però fa più schifo.
L’omosessuale nemico della sua comunità non è purtroppo soltanto quello che vota Salvini, che dà il voto a Di Maio, inneggia al governo Lega-M5S e poi grida contro chi dice “Le Famiglie gay non esistono…”; non è solo patetico è demenziale. Ha anche delle convinzioni. Prima tra tutte la sua infallibilità. Per quanto detesti i maschi in questo rimane desolatamente maschio.
Così che buon #28giugno a tutte e a tutti.
E’ bene ricordare a tutte le persone LGBT e anche a tutte le altre, che il monopolio della sofferenza e della discriminazione non ce l’ha nessuno. Alle persone LGBT va ricordato che l’avere buona educazione, non giocare a chi è più isterica, e il rispetto dell’opinione anche quando non siamo d’accordo, è un buon esercizio di tolleranza che fa bene non solo a chi lo pratica. Proprio perché discriminati bisognerebbe imparare ad ascoltare per non creare, con reazioni scomposte e spesso infantili, nuovi muri. In questo le donne, la maggioranza più discriminata del mondo, potrebbero essere un ottimo esempio: basterebbe ricordare che ci sono e smetterla di scimmiottarle pensando, in questo modo, di rendere loro omaggio.
E se si è votata Virginia Raggi poi non ci si può lamentare che la Sindaca dei Miracoli non riconosca i figli delle coppie omogenitoriali: invece di gridare dopo basterebbe ragionare prima. Ma non ci si aspetta tanto.
Così che buon #28giugno a tutte e a tutti. Ci sono in giro per l’Italia delle ottime iniziative dove la cultura non passa in secondo piano a favore dello sculettamento e del bum bum bum da acido? Cosa dite? Trovate queste mie frasi discriminatorie? Figuratevi come mi sento io quando le rare volte che entro in qualche loculo ghèi mi sento apostrofare con frasi del tipo “Cosa cazzo mi guarda quella frocia lì!”…?
Scrivevo in un altro articolo di come serva una cultura contro l’omofobia. Mi chiedevo, in quello stesso articolo se è stato davvero fatto tutto il possibile per far comprendere alla società e non soltanto all’orticello degli iscritti che cosa significa parità di diritti? Che cosa significa discriminazione? Che cosa significa essere gay lesbiche bi o trans in questo paese? Non c’è stato invece un confinarsi all’interno del gay pride annuale e finito lì? Perché non studiare iniziative ad hoc per coloro che sono nemici della parità di diritti invece di parlare soltanto con chi è amico? Pensate a quante volte viene rivolto l’insulto frocio ad un componente della cosiddetta comunità LGBTI da un altro componente della comunità LGBTI? Quante battaglie inutili in seno allo stesso associazionismo sono state combattute in nome di un minimo di visibilità in più?
Concludevo con un constatazione che mi rende triste ma che è drammaticamente vera perché, mi cito, se è vero come è vero che il livello di vivibilità dell’Italia per persone e coppie LGBTQI è assai basso, è vero che il livello di maturità della popolazione – anche quella LGBTI – lo è altrettanto e le due cose vanno, purtroppo, insieme.
Così che buon #28giugno a tutte e a tutti. Immagino una comunità LGBT, un associazionismo LGBT, che sia capace di lavorare con tutti e per tutti, senza steccati. Sogno la fine degli steccati tra associazioni per un euro di sostegno in più. Sogno un associazionismo che possa riuscire a liberarsi degli associati che lo vedono come un carrierificio, come questo quotidiano ha scritto qualche giorno fa del PD. Per il cambiamento ci vuole coraggio. E in questo paese per coraggio non si brilla mai. Sogno, infine, un associazionismo che finalmente capisca come mai le associazioni più battagliere, quelle che ottengono più risultati, quelle che parlano a tutti e a tutte e che sono capaci di trasformare il conflitto in cultura contro il conflitto, quelle che producono gli eventi culturali più importanti, siano quelle guidate da donne.
Ora insultatemi.
(28 giugno 2018)
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