di Vittorio Lussana #giustappunto twitter@gaiaitaliacom #politica
Curioso il modo in cui è stato accolto sui social network il discorso esposto, a Palazzo Madama, dalla senatrice a vita Liliana Segre. In particolare, il ‘passo’ riferito alle etnìe rom e sinti, letteralmente annientate in quei campi di concentramento nazisti in cui questa signora milanese è stata costretta a trascorrere l’infanzia, vedendo morire i propri familiari. Nonostante ci si ritrovi innanzi a una testimone fondamentale degli orrori che proprio il nazionalismo più ‘statolatrico’ è capace di generare, più di qualcuno ha commentato la sua difesa delle minoranze etniche con frasi totalmente prive di scrupoli, affermando che certamente la Segre non difenderebbe gli ‘zingari’ se anch’essa subisse un furto in casa propria. A prescindere dall’idea, tipicamente omologativa, di rapportarsi al prossimo dando per scontato che, in certe situazioni, tutti reagiscano allo stesso modo, questo confondere la ‘cacca’ con la ‘cioccolata’ è l’esempio classico di quel ‘limbo’ di gretto materialismo e d’indifferenza morale in cui gli italiani sono sprofondati. In pratica, se qualcuno ci ruba l’argenteria dovremmo smettere di difendere i diritti universali dell’uomo.
Valore di quest’idea: zero.
Principio esposto: l’egemonia assoluta del soggetto atomico privato di Alfred Rosenberg, l’ideologo del Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Quello di Adolf Hitler, tanto per intenderci.
Ormai gli italiani sanno ragionare solo e unicamente in questi termini, secondo un pragmatismo ‘piatto’ e raccapricciante, che continua a mescolare in un unico ‘calderone’ tesi e argomenti che, invece, appartengono a ‘piani’ teorici, politici e culturali ben distinti. Eppure, non appena si obietta che siamo di fronte a delle evidenti ‘dissociazioni’, ci viene rivolta la minaccia di una cittadinanza pronta ad assegnare un consenso ancor più massiccio alle destre sovraniste, alle prossime elezioni, come se dire la verità fosse un fattore valutabile unicamente in termini di ‘utilità elettorale’. Gli italiani di oggi fanno letteralmente ‘schifo’: è inutile venirci a dire che le cose non stanno così. Ed è anche inutile cercare di censurarci, minacciando ulteriori ‘scivolamenti’ a destra di una popolazione che sta dimostrando, ogni giorno di più, di esser diventata reazionaria e canagliesca. Anche il semplice sottolineare l’esistenza di distinti ‘piani’ di ragionamento, viene subìto come un noioso esercizio di retorica e ci si ritrova regolarmente accusati di ‘fare la morale’ agli altri: una tesi da ‘avvocaticchi’ di quest’ordine.
Se alla prossima ‘tornata’ elettorale gli italiani vorranno conferire un consenso ‘bulgaro’ alle destre più estremiste e immature, sappiano sin d’ora che sono liberi di farlo. Ciò non ci impedirà di continuare ad affermare l’esistenza di quel nesso ‘crociano’ della ‘distinzione’, che rimane l’elemento fondamentale della democrazia. E che l’attuale dominio dell’indifferenza piccolo borghese sia fondamentalmente una malattia, dalla quale, presto o tardi, gli italiani saranno costretti a guarire. Volenti o nolenti.
(7 giugno 2018)
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