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La sottile politica della persuasione della famiglia Di Battista

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di Daniele Santi #politica twitter@gaiaitaliacom #dibattista

 

 

 

Nella giornata del 23 maggio scorso la famiglia Di Battista si è fortemente impegnata per il bene dell’Italia scrivendo e pubblicando sui social post dai toni discutibili indirizzati al presidente Mattarella. Da Di Battista figlio a Di Battista padre i post si sono distinti per la consueta durezza dei toni e per il continuo instillare rabbia e dubbi sulle figure che rappresentano le istituzioni in un delirio di complottismo fine a sé stesso che trova, purtroppo, terreno fertile nelle menti agitate e pronte a riceverlo che popolano l’avariato mondo pentaleghista, già pentastellato.

 

 

Il post di Alessandro Di Battista ricorda al presidente quali sono i suoi doveri istituzionali e lo tira per la giacca invitandolo a dare un incarico, circa due ore e mezzo prima dell’ufficializzazione della convocazione al Quirinale di Conte per le 17.30. Il sito di Rainews.24 aveva già riportato, insieme alla notizia della chiamata di Conte al Quirinale, una lunga serie di interventi dei leader pentaleghisti, già pentastellati, interventi che fanno parte del variegato mondo della libertà di opinione che non dovrebbe essere preso ad esempio, ma essere invece oggetto di indagini approfondite essendo postati da privati cittadini senza attualmente alcun incarico politico, e apparentemente tesi – con una certa violenza verbale – ad interferire nella vita politica italiana con toni inusuali ed inquietanti.

La vicenda diventa ancora più estrema ed assume toni irricevibile anche da chi non ha incarichi istituzionali come noi, perché entra in gioco persino il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio Di Battista, con un suo feroce intervento su Facebook che ricorda a Mattarella come finì la storia della Bastiglia (le parole non sono esattamente queste, il post lo trovate qui sotto).

 

screenshot: Repubblica.it

Un attivismo dai toni minacciosi del quale non si sentiva il bisogno e che riteniamo essere sempre più ai limiti della legalità, soprattutto quando le cose stavano andando come dovevano andare secondo i ritmi che sono propri di questa repubblica e della sua Costituzione.

Scrive Today.it che il post di Vittorio Di Battista è stato successivamente rimosso, ma lo stesso Di Battista ci ha tenuto a sottolineare “non ho cancellato un bel fiano di niente, è stato FB che ha oscurato il mio post”.

Crediamo che in questo paese cominci ad essere eccessivo l’uso eccessivo del social network per aizzare i cani ed alimentare le tensioni sociali. Crediamo che il prossimo governo dovrebbe, in nome della convivenza civile e non delle tensioni sociali o del potere, cercare di porre fine ad un malcostume pericoloso che non fa che alimentare l’odio contro le istituzioni dello stato provenienti da forze politiche fondate da personaggi che hanno commesso reati e dallo stato sono stati condannati in via definitiva o hanno contenziosi con lo stato per questioni di denari. Questo paese ha bisogno di andare avanti, non di tornare indietro schiaffeggiato da chi usa le parole irresponsabilmente e senza curarsi della conseguenze.

Mattarella si muove nel solco della Costituzione, quella Costituzione che il M5S e la Lega, Di Battista inclusi, non hanno voluto cambiasse con il loro “no” al referendum. All’articolo 92 la Costituzione recita che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.

Vi proponiamo, a questo proposito, la acuta analisi de Il Foglio in questo video di Il Foglio TV.


 




 

(24 maggio 2018)

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