di Giancarlo Grassi #pd twitter@gaiaitaliacom #politica
Il buon Orlando, un altro che le ha prese di santa ragione da Matteo Renzi alle ultime primarie e che non ha capito da che parte stanno gli elettori del PD, o meglio la maggioranza di quegli elettori che riteniamo essere quel 18,7% che ha votato il partito alle elezioni del 4 marzo scorso, dimostra ancora una volta che la priorità per lui e per coloro che dal PD vorrebbero uscire, ma hanno ordini che lì li fanno stare, non è che il PD vinca le elezioni, ma che Matteo Renzi venga distrutto. Politicamente parlando.
Lo rende noto con una dichiarazione che non lascia spazio a dubbi: “Lasci lavorare Martina o ritiri le dimissioni”. Sfugge ad Orlando che il lasciare “lavorare Martina” come dice lui è parte del problema dato che Martina non sa nemmeno cosa ci sta a che fare su quella poltrona e l’unica cosa sensata che ha detto fino ad oggi, non sappiamo se di motu proprio o per quale altra bizzarra alchimia, è che di alleanza con i pentaleghisti nemmeno l’ombra. Orlando vorrebbe invece trovare punti d’accordo perché a certo PD piace provare dolore, un po’ di sadomaso e un po’ di bondage. Nonostante siano stati lasciati fuori da tutte le stanze dei bottoni bisogna trovare l’accordo, chissà perché, forse per quello che loro chiamano “senso di responsabilità istituzionale” e che tanto li fa sentire superiori a tutti gli altri. Forse anche a loro stessi.
Martina ha una certa dialettica di stampo cuperliano che potrebbe anche convincere: “Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale”, è un discorso straordinario. Molto meglio del nostro “Dall’apertura della scatoletta di tonno all’essere diventati tonno”, che ha una certa qual fastidiosa volgarità contadina.
Orlando appartiene a quelli che denunciano che Renzi governerebbe il partito nonostante sia dimissionario e dimentica di dire che D’Alema governa parte del PD da un altro partito. Coerenza vorrebbe che le cose si dicessero tutte, ma Orlando sta rinunciando suo malgrado alla poltrona di ministro della Giustizia. Gli attaccamenti, lo predicano anche gli orientali, sono ciò che distruggono un uomo. Figurarsi un ministro.
Dunque la colpa continua ad essere di Matteo Renzi. Il PD, o ciò che ne resta, ha un grande obbiettivo. E non pensiate che sia quello di risorgere dalle sue cenere e mettersi a pedalare per vincere le prossime elezioni vicine o lontane che siano. Il suo obbiettivo è liberarsi definitivamente del toscanaccio con troppa autostima.
(6 aprile 2018)
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