di Paolo M. Minciotti #lgbtqi twitter@gaiaitaliacom #africa
L’Alta Corte di Mombasa si è finalmente scomodata a dichiarare contrari alla Costituzione del paese e alla legge sulla privacy votata dai cittadini keniani nel 2010, i test anali voluti per scoprire [sic] se i maschi accusati di omosessualità avessero avuto rapporti sessuali di quel tipo, perché nella mente troglodita di certi governanti essere omosessuali significa praticare il sesso anale. Alla faccia di tutti gli eterosessuale che allegramente lo praticano con le loro donne.
Il Kenya è uno di quei paese nei quali l’omosessualità è punita, grazie al retaggio coloniale britannico, con 14 anni di prigione – basta il sospetto – e nel quale i politici e gli uomini di chiesa [sic] stigmatizzano l’omosessualità definendola un vizio [sic] importato dai bianchi. Nella propaganda demenziale di costoro l’omosessualità in Africa non esiste ed è colpa dei bianchi.
In Kenya anche il test HIV viene eseguito senza consenso e nella maggior parte dei casi esibito come prova dell’omosessualità del soggetto che dovesse risultare positivo al test. Nel 2016 l’Alta Corte di Mombasa aveva deciso che test anali e test HIV forzati potevano essere usati come prove nei confronti dei maschi accusati di omosessualità.
(28 marzo 2018)
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