
di Giancarlo Grassi #politica twitter@gaiaitaliacom #governo
Luigi Di Maio, non gli succede spesso, ne ha detta una giusta: “Parlino con il M5S o la legislatura non parte”. Vorremmo andare più in là e suggerire che non si può e non si deve ignorare, come molti sarebbero tentati di fare, una forza politica alla quale hanno dato il loro voto undici milioni di Italiani. Significherebbe tornare al voto e trovarsi il M5S al 60%, che è quello al quale Luigi Di Maio punta. Senza nemmeno nasconderlo troppo.
Pur con le dovute procedure politiche si dovrà in qualche modo mettere il M5S in condizioni di cercare di formare un governo. Che ci riesca è tutto da vedere. Perché con il Rosatellum fortemente voluto da PD e Forza Italia – otto fiducie otto! – il paese è ingovernabile. Lo sa il centro destra, lo sa il M5S (anche se griderà allo scandalo, ma deve cercarsi un altro nemico perché il PD è già cotto di suo), lo sa ciò che rimane della sinistra sconcertante che doveva cambiare il mondo e che ne ha messi tre a sedere grazie a ripescaggi sul proporzionale.
Senza dubbio bisognerà mettere da parte l’arroganza del considerare esponenti ed elettori a 5Stelle come una marmaglia ignorante ed incolta, che è in parte anche la verità, soprattutto se si pensa che una delle candidate alla presidenza del Senato è Paola Taverna, ma riflettere sul fatto che i voti di coloro che si considerano ignoranti ed incolti valgono tanto quanto quelli di coloro che vengono considerati intelligenti e preparati, potrebbe anche far bene ad un paese dove arroganza e potere vanno troppo spesso a braccetto.
Se qualcuno lo trova consolante, può bearsi col fatto che il M5S è divorato dall’arroganza senza averlo mai avuto il potere, e soffermarsi sul fatto che ignoranza ed arroganza vanno spesso di pari passo, ma resterà il fatto che con Di Maio ed i suoi padroni-ombra dovranno confrontarsi. E farlo in fretta. Poi si vedrà di che morte moriranno. Tutti.
E non lo scriviamo per un improvviso ed improvvido amore pro-5Stelle da post-elezioni. La nostra posizione rispetto al Movimento di Grillo era nota fino al 4 marzo. E non è cambiata.
(7 marzo 2018)
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