di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitaliacom
Rubaldo Merello , tra Divisionismo e Simbolismo. Segantini, Previati, Nomellini, Pellizza Genova, Palazzo Ducale, Sottoporticato, sino al 4 febbraio 2018. Rubaldo Merello, pittore poco noto ai più, conosciuto ed amato, soprattutto nella zona della Liguria di Levante, e particolarmente al di qua ed al di là del Monte di Portofino. Certo chi lo conosce non può non trovarlo interessante ed inconfondibile per la felicità cromatica che lo contraddistingue e per i paesaggi riconoscibili, siccome dipinse per tutta la vita gli scorci della zona, ritornando ed approfondendo più e più volte gli studi sugli stessi luoghi che sono, però, sempre diversi per punto di vista, variazione della predominanza del colori, studio delle luci, angolazione dell’inquadratura.
L’esposizione, ben concepita e divisa in sezioni precise che presentano i pittori dell’epoca, sempre raffrontati con il lavoro di Merello, confrontando la ricerca di ogni artista nel mentre lui dipingeva il suo mondo di onde che si frangono, di pini a picco sul mare, di architetture antiche incastonate nelle rocce. Si racconta delle sue inimitabile e felice facilità con un’amplissima tavolozza, della fascinazione per la natura. Tutto questo dopo le esperienze di scultore e disegnatore di tentazioni simboliste degli inizi.
Bisogna dire che l’ampia scelta di lavori a tutto tondo e di disegni risulta illuminata discretamente, e così anche i due busti ad inizio percorso: il Ritratto di Vittore Gtubicy de Dragon di Adolfo Wildt, 1922 (Collezione Fondazione Livorno) ed il Giovanni Segantini, 1896, di Paolo Troubetzkoy ( Museo del Paesaggio, Verbania), mentre il resto della mostra, peraltro molto ampia e nei bellissimi spazi indicati, del palazzo, ha un’illuminazione veramente tragica. Appiattisce le sfumature delicate ed importanti di tutte le opere esposte, e non solo quelle del dedicatario della manifestazione, ma in generale. Trattandosi poi di una pittura che sullo studio del colore, e non solo della luce e delle forme, si fonda e che, a maggior ragione, per questo avrebbe bisogno di una speciale attenzione per far risaltare le preziosità di ogni dipinto…
Tutto ciò contrasta con la precisione dei curatori Matteo Fuchessati e Gianni Franzone che dividono l’intelligente percorso, agile pur nell’ampiezza, in dieci capitoli. Questa suddivisione si ritrova nel catalogo, al solito, prezioso, dal prezzo decisamente contenuto, e che è già alla seconda edizione, dato il successo, edito da SAGEP. Ricco di saggi e curato dagli stessi studiosi che hanno concepito la mostra. Consiglio caldamente la visita ed almeno un’ora di tempo, ma sarebbe meglio riservarne due, per immergersi in queste atmosfere che sono, tanto profondamente spirituali, quanto una vera gioia per l’occhio.
Una sala ho molto amato, ed è quella dedicata a S.Fruttuoso visto da molteplici angolature; l’altra, intelligente e puntuale, intorno al fotografo Alfredo Noack (Dresda 1833-Genova 1895), che “invento” la Riviera Ligure, grazie alle sue immagini.
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(18 dicembre 2017)
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