di G.G.
Dunque la nuova “cosa” della sinistra a sinistra del PD è pronta. In realtà era pronta da mesi, prima del congresso PD, prima dell’assemblea PD, prima che cominciasse il fuoco di fila delle sparate contro Renzi, prima del “non sappiamo dove andiamo”, prima del “diamo un nome a ciò che facciamo”. Regista di tutta l’operazione è, naturalmente, il buon Massimo D’Alema che sotto mentite spoglie (Speranza, Rossi, Emiliano, Bersani? Non ci è dato, né vogliamo, saperlo) si prepara a varare il nuovo Ulivo [sic] con Pisapia, così da avere la soddisfazione di farlo saltare in aria di nuovo. Con loro oltre a Pisapia, al quale consiglieremmo saggia prudenza, troveremo anche il buon Nichi Vendola del 4% quando va bene, il buon Stefano Fassina del 4% e del voto-tutto-quello-che-volete-basta-che-sia-contro-Renzi e via di questo passo, in un’operazione politica che puzza di vecchio già dal 1975 quando i géni del leader Massimo avevano già programmata questa azione che il genio della politica dell’invidia e dello sgambetto non aveva ancora pensato di mettere in atto. Essendo D’Alema uno degli ispiratori è evidente che l’operazione di posizionamento all’interno del nuovo [sic] panorama proporzionale di questa nuova forza politica di sinistra [sic] che nelle parole del leader Massimo vale il 10%, è clamorosamente destinata al fallimento e forse non raggiungerà il 7%. Non che noi si sia contenti di questa cosa, al contrario, crediamo che sia necessaria una sponda a sinistra del PD, ma non con questo cialtronume di specializzati nel far fallire ogni tipo di riforma in Italia. Massimo D’Alema è stato protagonista, insieme ai suoi, di tutti i più clamorosi fallimenti della storia politica degli ultimi vent’anni: dai governo prodi all’Ulivo, dalla Bicamerale, agli inciuci con Berlusconi. Ora, la cosa potrebbe essere formalizzata dopo la direzione PD di domenica i giochi paio fatti: nuova “cosa” a sinistra. Tra i fondatori l’uomo politico pugliese che che si vanta di avere lo stesso “anelito all’onestà del M5S”. Diremmo che come inizio può anche bastare. Immaginatevi voi la fine.
(16 settembre 2017)
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