di Daniele Santi
In un paese che vota con la pancia e che crede a qualsiasi cialtrone gli racconti qualsiasi cosa, dopo anni di crisi e dopo vent’anni di Berlusconismo, i vari Monti, Fornero, Letta e l’odio per Renzi (che sarebbe l’odio per chiunque fosse al governo in questo momento), non ci stupiremmo se, nonostante i casini degli ultimi giorni, le difficoltà a Roma, le figuracce e le balle a 5 Stelle, o forse proprio grazie ad esse, il M5S guadagnasse qualche punto percentuale nei sondaggi insieme alla Sindaca di Roma.
Perché il problema in questo paese è l’imbecillità di chi vota, non la faccia tosta di chi vende fumo. E a poco vale chi scrive contro, perché il meccanismo dei 5Stelle è lo stesso utilizzato, con successo, da Silvio Berlusconi: sbugiardare gli oppositori, prima con le televisioni ed ora con il web, facendoli bersagliando di insulti ed infamie. L’ultima uscita omofoba di Grillo, quella contro la quale Equality Italia ha scritto un’articolo di rara intelligenza, è pura propaganda ad uso e consumo della destra estrema che a danno di Salvini serve ad ingrossare il seguito degli intolleranti a 5Stelle. Il M5S rappresenta l’incultura, l’invidia, l’odio e la rabbia gratuiti che sono caratteristica di troppi dei cittadini di questo paese incapaci di crearsi il futuro che desiderano perché occupati a piangersi addosso ed incolpare gli altri. Sono quegli stessi cittadini, orrendamente imbruttiti da loro stessi, che vent’anni fa avrebbero votato Berlusconi che prometteva 1 milione di posti di lavoro e ne ha fatti perdere cinque.
La stessa cosa sta succedendo ai 5Stelle: promettono, blaterano, gridano, offendono, inventano, millantano ed alla prova dei fatti sono degli incapaci fatta della stessa pasta di certi esponenti del Berlusconismo più becero, vedi Alfano ora riciclatosi come alleato di governo. Crediamo che la faccia peggiore del Movimento di Grillo debba ancora venir fuori. Crediamo che non sarà una sopresa, ma una realtà molto peggiore di come la immaginiamo noi che veniamo tacciati di essere “pidioti” ed che, quel che va detto va detto, magari a votare nemmeno c’andiamo.
(8 settembre 2016)
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