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Il lecchinaggio di certa tv asservita ad Alessandro Di Battista e Casaleggio Associati

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Alessandro Di Battista 06di Il Capo

 

 

 

 

 

 

 

 

Era il 19 agosto quando La7, un tempo televisione che sembrava dare importanza al giornalismo “di qualità”, esibiva il suo sviscerato amore per il M5S, e la trasmissione Omnibus congedava tutti gli ospiti per lasciare spazio al monologo dello statista che cambierà la storia dell’Europa: tal Alessandro Di Battista del “I terroristi vanno compresi”. Il Kissinger de Noantri, che ha sempre tanto cose, tutte interessanti, da dire, le dice sgrammaticate, che non è da tutti. A cotanto genio la televisione di Urbano Cairo offre il palcoscenico senza contraddittorio. Lo scrive Il Foglio, che ha il buon gusto di non scandalizzarsi troppo – perché anche da quelle parti sarebbe interessante parlare di stampa asservita – informando che gli ospiti della brutta trasmissione de La7 se ne sono dovuti andare perché gli accordi presi con la Casaleggio Associati rispetto all’apparizione televisiva del prode Di Battista dalla peculiare grammatica e dai congiuntivi che conosce solo lui, andavano nella direzione del one-man show.

 

Non sappiamo se Travaglio abbia avuto una crisi di gelosia, lui che insieme a Di Maio e Fico è uno dei Divi del soliloquio, di fatto piacerebbe vedere i manganellatori della morale a 5 Stelle (applicata solo agli avversari), alle prese con qualche giornalista che non pratichi il lecchinaggio perché bisogna pur mangiare. Sarebbe interessante vederli alle prese con qualcuno che fa loro domande sulla democrazia interna (inesistente) al M5S o sul più volte annunciato “passo di lato” del Grillo che dal farsi di lato si guarda bene. O chiacchierare delle loro responsabilità nella recrudescenza di malattie quasi scomparse, grazie alla loro disgustosa campagna anti vaccini. Ma non ce n’è: in Italia ci sono sempre imprenditori che, grazie a poteri compiacenti, riescono ad occupare spazi d’informazione che vengono messi al servizio di una forza politica piuttosto che di un’altra, perché dei futuri sviluppi (e benefici) si è ignoranti, così che meglio non rischiare. Il Foglio, da parte sua, ha il buon gusto di non scandalizzarsi troppo, perché la famiglia che lo ha fondato di queste pratiche è, diciamo, assai esperta.

 

Certo è che dopo Berlusconi, soltanto i figliocci del Vate riescono ad andare in tivù senza contraddittorio, sbandierando a destra e a manca che tivù, radio e stampa sono contro di loro, esattamente come faceva Berlusconi che è stato, purtroppo, un eccellente pessimo maestro. Che proprio Il Foglio stigmatizzi una pratica di questo tipo, fa solo sorridere.

 

 

 

 

(24 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

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