di Daniele Santi
Il teorema cittadino anti-immigrati/cittadino che vota a destra/populista è molto facile e comprensibile per chiunque. L’Austria sposa le tesi xenofobe e tutti si stupiscono, i giornalisti blasonati e le loro grandi testate da centinaia di migliaia di copie fanno titoli cubitali sulla questione dimenticano di dire una cosina piccola piccola, ma fondamentale: il partito che porta il candidato presidente ad oltre il 36% delle preferenze è lo stesso partito fondato dallo scomparso Haider che con le stesse tesi, gli stessi argomenti, la stessa intolleranza, stravinceva dieci anni fa ed inquietava l’Europa.
Il punto ora è un’altro. Non sono i voti austriaci. Il punto è che l’Europa non risponde ai bisogni dei cittadini. Li ha sfiancati con misure agghiaccianti contro una crisi che sembra non avere fine e li ha lasciati preda degli egoismi dei loro leader che anziché puntare – tutti – su una reale Unione Europea, pensano – tutti – all’orticello del loro elettorato dato che, per come stanno per ora le cose in Europa, ogni paese è politicamente indipendente e quindi anche se va contro gli interessi dell’Unione di cui fa parte deve prendere misure che gli consentano di intercettare i voti dei suoi elettori. Su queste scelte dei singoli paesi troneggia la Bruxelles devastata dal terrorismo islamico che con le sue regole, regoline e regolette, costringe i cittadini dei paesi che compongono l’UE a dover rispettare leggi che spesso nemmeno si capiscono. Vedano le ultime leggi sulle banche. Il risultato è un Europa che legifera e i paesi membri che legiferano a loro volta: in direzione opposta, spesso in contraddizione con le linee dell’UE. Che se ne frega. Mentre la destra tecnocratica continua ad imperare.
I voti ai populisti xenofobi, posto che solo una minoranza non vuole effettivamente che stranieri vivano nel loro paese, non sono in maggioranza voti contro gli immigrati in quanto tali, ma contro una politica europea dissennata che lascia in mano ai cittadini la gestione e la risoluzione dei problemi che da un’immigrazione tanto massiccia derivano. Gli immigrati sono lasciati a loro stessi, troppo spesso vengono lasciati preda della criminalità organizzata, a bivaccare contro le stesse regole di civiltà e di dignità della vita che le regole UE pretendono di far rispettare. Tutto questo perché non c’è un indirizzo politico serio. Ciò che i cittadini europei vogliono è che tutti rispettino le regole che la maggioranza rispetta. Anche gli immigrati. Se entro in un negozio a Roma e la persona che sta dietro il banco non parla una parola d’italiano, c’è qualcosa nel mio paese che non funziona e probabilmente al momento di votare o nel momento in cui si svegli lo xebofobo di turbo io mi ricorderò del mio disagio e quello seguirò. Se entro in un ristorante a Madrid e la persona che mi porta il menù non capisce la mia ordinazione in spagnolo, il sistema d’integrazione ha fallito perché la prima cosa è la lingua. Con la quale si capiscono le persone. Si leggono le leggi. Si impara la Costituzione. La comprensione porta all’integrazione. Non viceversa.
L’UE in troppe occasioni ha dimostrato, e continua a dimostrare, un’incapacità di risolvere i problemi reali dei cittadini (lavoro, convivenza, giustizia) che allontana questi ultimi dalle istituzioni. I tecnocrati che stanno a Bruxelles non hanno capito. O fingono di non capire. Impegnati in questioni come la Brexit, i muri all’est, il Brennero (vi transitano 4 miliardi e mezzo di merci l’anno), il debito greco, la mancanza di un governo in Spagna, la risoluzione di una crisi della quale non si vede la fine, il terrorismo, sembrano avere dimenticato i 500milioni di europei che vivono dal Portogallo alla Polonia. I Cittadini invece dell’UE non si sono dimenticati. E non vediamo come potrebbero.
(27 aprile 2016)
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