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La Marcia Dei Diritti: Intervista a Rosario Coco, presidente di Anddos-Gaynet, una delle realtà organizzatrici

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Rosario Coco 04di Giovanna Di Rosa

 

 

 

 

 

Il 12 dicembre prossimo si terrà a Roma la manifestazione “La Marcia dei Diritti”, organizzata da diverse realtà dell’associazionismo LGBT romano –  la lista di tutti i promotori e delle adesioni sul sito ufficiale della manifestazione – e a questo proposito abbiamo chiesto a Rosario Coco, presidente di Anddos-Gaynet, uno dei promotori della manifestazione,  di rispondere ad alcune domande.

 

 

Il 12 dicembre ci sarà l’ennesima manifestazione pro Diritti per Tutti, quali sono gli obbiettivi?
L’ennesima manifestazione? Secondo noi non è così.  Se consideriamo la città di Roma negli ultimi mesi non c’è stato alcun movimento al di là del Pride e vista l’ondata reazionaria a cui assistiamo ciò è intollerabile. In Russia gli attivisti si fanno arrestare mentre negli USA presidiano le corti nel momento delle decisioni più importanti. Da noi si fa troppo poco, o quanto meno in maniera poco incisiva. E’ questo il motivo principale che ci spinto a riunirci insieme per la prima volta il 3 settembre e ci ha portato a pensare a questa manifestazione. L’obiettivo è dar vita ad una serie di eventi, presidi e manifestazioni in grado di portare le nostre rivendicazioni a 360° nel dibattito mediatico, in cui fino ad ora discutono sulla nostra pelle solamente deputati più o meno pro o contro ed in maniera del tutto parziale. Il PD non riesce nemmeno ad approvare quello che ha proposto, nonostante le sanzioni della corte di Strasburgo e la messa in mora dell’Italia. Inoltre, non ci sono solo il matrimonio egualitario e i diritti in senso strettamente legislativo, ma la questione del contrasto attivo alle discriminazioni omo-lesbo-transfobiche e di genere, con un governo che ha eliminato la strategia nazionale LGBTI nelle scuole e tiene nel cassetto un portale nazionale di informazione in merito che è stato presentato e non viene messo online. Con questa piazza vogliamo dire al governo che non ci fermeremo finché non raggiungeremo la piena uguaglianza, finché non saranno garantiti i diritti di tutte le convivenze, finché non saranno riconosciuti i diritti delle famiglie omogenitoriali, finché non sarà garantita una scuola pubblica e laica in grado di parlare apertamente di sessualità, finché non sarà debellata quest’ondata di odio omofobico targato “gender” che mette in discussione non solo qualunque idea di libertà del sé e del corpo, ma anche e soprattutto gran parte delle conquiste delle donne negli ultimi decenni.

Grazie per il manifesto. Ora, chi sono i promotori?
L’iniziativa è nata in seno al Coordinamento Roma Pride. Dopodiché alcune associazioni hanno scelto di impegnarsi più di altre che hanno vissuto di recente un cambio di vertice e si stanno riassestando. I promotori sono un insieme di singoli attivisti e le associazioni Anddos-Gaynet Roma, Associazione Lista Lesbica Italiana, Gaycs, I Mondi Diversi, Roma Rainbow Choir, Scosse, Uaar Roma. A questi si sono aggiunte moltissime altre realtà, tra cui Arcilesbica Nazionale, Agedo Roma, diversi circoli Arcigay del triveneto che hanno organizzato la marcia gemellata a Vicenza “Ci siamo”, Arcigay Napoli, Famiglie Arcobaleno gruppo Roma. Potete consultare la lista completa su marciadeidiritti.it.

Come mai, nonostante questo proliferare di iniziative ed associazionismo l’Italia è clamorosamente indietro sul tema della parità di diritti per tutti?
Credo che l’errore principale che si è compiuto da molti anni è quello di non puntare sull’allargamento della mobilitazione. All’epoca della battaglia sul PACS, nel 2006, si era riusciti a coinvolgere una grande fetta di popolazione non LGBT. Adesso stiamo provando a muoverci in questa direzione. ponendo, accanto alla questione dell’estensione del matrimonio civile, il tema della discriminazione delle donne, dei diritti di tutte le convivenze e dell’educazione sessuale. Il tema della laicità insomma, nelle declinazioni concrete che investono la vita quotidiana. Oltre a questo, va detto che l’Italia è un Paese complesso, in cui il legame tra la CEI e la politica del consenso a basso costo fondato sull’ignoranza, è molto difficile da scardinare.

Quali sono le responsabilità politiche?
Le responsabilità politiche sono enormi. E’ ormai risaputo, come dichiarano gli stessi promotori della legge sulle unioni civili, che non abbiamo un Partito Democratico in grado di mantenere una posizione unitaria sui diritti civili, figuriamoci sul matrimonio egualitario. Il punto è che non abbiamo mai avuto un centrosinistra in grado di dire “no” alle gerarchie ecclesiastiche.

E quali e quante quelle dell’associazionismo italiano?
L’associazionismo, come dicevo prima, deve allargare il fronte, uscire di casa e andare in mezzo alla gente.

Si ha la sensazione che il continuo occuparsi del proprio cortile alla fine abbia fatto male alla causa della parità di diritti, o no?
Non facciamo di tutta l’erba un fascio. C’è chi fa delle cose positive. Rispetto a quando io avevo 15 anni (ne ho 30), sono cambiate molte cose in termini di visibilità e comprensione di base del fenomeno LGBT. Ma è anche vero che, come effetto collaterale, è aumentato il livello dello scontro culturale con i conservatori, che sta tutt’ora inasprendosi giorno dopo giorno.

Perché invece di gridare in piazza non si studiano politiche ed azioni che anche sul piano del consenso sociale abbiano un senso?
La Marcia dei Diritti è nata come iniziativa fluida, in cui tutti possano riconoscersi, in grado di superare barriere politiche e associative e unire ampi strati di cittadinanza sul tema della laicità. Questo vuole essere la Marcia dei Diritti. E il fatto che esistano iniziative gemellate a Vicenza e, notizia di oggi, anche nelle Marche, a Civitanova (Macerata), forse ci pone nella direzione esatta.

Quanti partecipanti vi aspettate?
Nella forma, la Marcia dei Diritti è qualcosa di nuovo per Roma e i militanti romani. Non sappiamo prevederlo con esattezza, ma possiamo dire che negli eventi, nelle serate e in tutti gli spazi in cui abbiamo condiviso questo evento la risposta è stata molto positiva. Ci ha lasciato pieni di entusiasmo la nostra esperienza alla marcia per il clima di domenica 29, in cui siamo scesi in piazza con lo slogan “anche l’omofobia inquina”. Molte persone hanno accolto con entusiasmo l’invito per il 12. Sappiamo solo che la marcia si caratterizzerà per gli slogan che scandiremo a suon di tamburo, i gesti e i messaggi che manderemo, che prescinderanno dai numeri.

Gli organizzatori hanno valutato la possibilità e gli effetti di un flop? (che non auguriamo)…
Flop sarebbe mancanza di partecipazione da parte di alcune realtà (e noi che pensavamo fosse la mancanza di partecipazione, punto! nda). Ma quali potrebbero essere i motivi della non partecipazione? Forse qualcuno non è d’accordo con la parità dei diritti, la laicità dello stato e dell’istruzione e con gli altri temi del nostro appello? Se è così, bisogna attendere le risposte politiche di chi non ci sarà per poter ipotizzare un flop. Per il resto,l’unico modo per uscire dall’empasse che ci vede capaci solo di protestare con i like di Facebook, è dare una mano e scendere in piazza.

E dopo la manifestazione quali azioni verranno intraprese?
Lo scorso giovedì abbiamo fatto un’assemblea pubblica a San Lorenzo, in cui si è già iniziato a ragionare del futuro. La strada è quella dell’allargamento e del confronto e sicuramente a gennaio si farà una nuova assemblea. Sicuramente manterremo lo spirito che ci ha caratterizzato sino ad ora, perché, come abbiamo detto, non ci fermeremo fino a quando non otterremo ciò che vogliamo.

 

 

Anche il nostro giornale aderirà alla manifestazione, perché va sempre sostenuto chi lotta per l’uguaglianza, e nonostante le perplessità (molte, e non staimo dicendo che siano giustificate) che nutriamo sulla manifestazione e sui modi in cui la lotta per il riconoscimento di pari diritti viene portata avanti nel nostro paese. Ringraziamo Rosario Coco per le sua disponibilità e voi lettori che state leggendo questa pagina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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