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Ora che ci siamo sfogati sui social stiamocene un po’ zitti. Sui social

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Black Ribbondi Il Capo

 

 

 

 

 

Come sempre dopo un accadimento che smuove l’emotività i nostri compaesani si sfogano sui social scrivendo di tutto e di più. Eroina dell’odio via Facebook e social vari è stata Oriana Fallaci con le sue “visioni” dell’Islam celebrate come una nuova religione da persone che dell’evoluzione identitaria, politica e culturale della grande scrittrice italiana eletta a musa dalle nuove destre alla Belpietro non sanno nulla. Lo si evince da come ne parlano. Le opinioni di Fallaci erano personali, basate sulla sua esperienza di donna (prima che di giornalista), che aveva frequentato per lungo tempo la patria e le grazie del dittatore Gheddafi. Non erano – e non sono – analisi politiche di estrema profondità, si basano su un’esperienza unica – come unica è sempre l’esperienza personale – e sull’andreottiano “a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia mai”. Che si gridi al genio non ci stupisce, dato il livello di chi grida.

 

La questione terrorismo, noi che siamo stati paese che di terrorismi ne ha visti tanti, è una questione estremamente complicata. Se non fosse così non si chiamarebbero terroristi, ma in un altro modo; sarebbero facilmente identificabili, un bell’assalto e bum! risolto il problema. Ma le cose non funzionano così, nonostante le grida sui social. Il mondo è molto più complicato e difficile da gestire di come lo facciano i faciloni del “se ci fossi io”. Il poter scrivere su un social network una porcata qualsiasi alla quale molti dedicheranno un “mi piace” facendo sentire l’autore un genio, non rende il mondo più semplice, né la porcata meno porcata, né trasformerà l’imbecille incolto che la scrive nel genio che pretende di essere. Ricordare cosa sono state e come agivano le Brigate Rosse aiuterebbe un po’ a comprendere cosa sta succedendo e cosa, in nome di un’ideologia perversa, si arriva a fare. Non ricordare di essere nel paese in cui la Mafia è un’infiltrazione pericolosissima in grado di scatenare l’inferno quando vuole, significa non sapere dove si appoggiano le chiappe quando ci si siede (espressione mututata dal tedesco, in quella lingua è un tantinello più volgare). Perdere tempo in commenti astiosi e carichi d’odio contro l’Islam che non si conosce sennò si starebbe zitti, affidando la propria conoscenza a due frasi messe insieme da qualche altro inconsapevole in un’immagine .jpg, non è soltanto patetico, è molto di più. Significa alimentare quello stesso odio che nel 1979 l’Ayatollah Khomeini scatenò dall’Iran dando la stura, con la sua legittimazione del martirio come lotta contro l’Occidente, al terrorismo di oggi. Chi è Khomeini? Studiatevi la storia invece di gridare incongruenze sui social.

 

Coloro che si indignano per sentirsi innocenti, che si sentono buoni dicendo “per me è inconcepibile!”, dimenticano di essere fatti della stessa pasta umana di coloro che con opportuno lavaggio del cervello vengono indirizzati verso il martirio (la visione di uno splendido film di Nabil Ayouch, Le Chevaux de Dieux, può aiutare in tal senso, ammesso che non si sia troppo impegnati a scrivere idiozie); sono della stessa pasta di coloro che erano con Mussolini e poi diventarono comunisti alla fine della guerra; della stessa pasta di coloro che stavano con Berlusconi ed ora si professano renziani; più gridano imbecillità più manifestano la loro inconsistenza.

 

Coloro che si indignano per sentirsi innocenti, che si sentono buoni dicendo “per me è inconcepibile!”, non sanno che per esempio in Africa – dove il tessuto sociale è stato sgretolato dalle multinazionali dell’Occidente, cioè da noi, i rapimenti di Boko Haram sono mirati alla creazione di martiri da inviare a farsi esplodere nelle vie nei giorni di mercato. Magari a 15 anni. Quasi sempre donne. Per favore si indignino anche per loro. Anche per i morti russi dell’aereo fatto esplodere in Egitto, gli indignati di professione si indignino. Per i 45 morti di qualche giorno fa in Libano.

 

Si indignino, e comincino a muovere il culo invece di digitare cazzate, e pensino a tutti coloro che sono devastati dalle dittature, dalle mancanze di strutture, per coloro che trovano in una formazione perversa come il terrorismo islamico una forma di purezza tale da spingerli a scegliere la morte, propria e altrui, invece della vita.

 

Dentro le parole d’odio che gli indignati di professione scribacchiano sgrammaticate sul social di turno millantando giustizia e seguendo Salvini che osanna la Corea del Nord è contenuto tutto ciò che abbiamo scritto e molto molto odio in più. Se ne stiano zitti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 novembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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