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“Attivi!” di Tito Gaudio, la verità sull’integrazione delle persone straniere in Italia

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Stranieri Italiadi Tito Gaudio  twitter@Tito_Gaudio

 

 

 

 

 
Recentemente l’associazione Openpolis ha pubblicato un dossier sull’integrazione delle persone straniere in Italia, mettendo a confronto le varie regioni italiane l’una con l’altra e l’Italia intera con gli altri paesi Ue. Il dossier tratta in particolare la situazione nel mondo del lavoro e in quello della scuola e fa capire qual è la situazione reale in cui vivono coloro che vengono da altri paesi, aldilà di inutili populismi e pericolose credenze xenofobe.

 

 

Per quanto riguarda il lavoro, nel 2014 avevano un’occupazione il 55,7% degli italiani e il 57,6% degli stranieri tra i 15 e i 64 anni. Quello che si nota dai dati è che la crisi economica-lavorativa di questi anni ha colpito gli stranieri più degli italiani. Mentre per quest’ultimi l’occupazione è scesa di 2,6 punti percentuali, tra gli stranieri essa è scesa di ben 8,3 punti percentuali. Quindi l’aumento della disoccupazione ha colpito soprattutto le persone provenienti da altri paesi. Maggior disoccupazione si traduce in maggior povertà: nel 2013 era a rischio povertà o esclusione sociale ben il 26,4% degli italiani e addirittura il 43,6% degli stranieri. Facendo il confronto con gli altri stati Ue, l’Italia è fra quelli col maggior numero di persone straniere a rischio povertà o esclusione sociale. Il fatto che le persone straniere che vivono in Italia hanno visto un grande aumento della disoccupazione e che quasi la metà di esse sono povere o quasi-povere dovrebbe essere più che sufficiente per mostrare loro un minimo di solidarietà e per cancellare ogni traccia di razzismo e xenofobia dalla nostra vita. Invece purtroppo le persone straniere subiscono ancora parecchie discriminazioni. Lo dimostra anche il dossier di Openpolis, che mostra che, a parità di lavoro, le persone straniere guadagnano meno di quelle italiane. Per esempio, nella classe dirigenziale oltre l’80% degli italiani guadagna più di 2000 €, contro il 58% dei pari livello di origine extra-Ue. In poche parole le persone straniere in Italia sono più povere, hanno stipendi più bassi e a parità di lavoro guadagnano meno delle persone italiane.

 

 

Per quanto riguarda l’istruzione, il dossieri mostra che gli stranieri presenti in Italia si diplomano e si laureano di meno rispetto gli italiani. Avendo un livello di studio più basso, essi avranno più difficoltà a trovare lavoro, a fare carriera e ad avere stipendi dignitosi. Questo basso livello di studio tra le persone provenienti da altre nazioni è una caratteristica presente in pochissimi paesi Ue. Mentre in Italia solo il 12,4% degli stranieri tra 25 e 54 anni ha una laurea, a livello europeo la cifra è del 32,3%. Su questo siamo ultimi in Europa. Sempre dai dati tratti dal dossier, si nota che gli studenti extra-Ue che abbandonano la scuola sono quasi il triplo degli studenti con cittadinanza italiana.

 

 

Finché così tanti studenti di origine straniera continueranno ad abbandonare la scuola, finché il numero di stranieri che si laureano sarà così basso, finché gli stranieri poveri o esclusi dal mondo del lavoro saranno così tanti, finché non ci sarà parità di salario a parità di lavoro, non si potrà parlare di vera integrazione. Considerando che in Italia le persone provenienti da altri paesi sono milioni e considerando che aumentano sempre di più, dovrebbe essere una priorità del Governo quella di integrare tutte queste persone, evitare che vengano escluse dalla società, evitare che possa aumentare la rabbia sociale di chi si impoverisce sempre di più. Dispiace, invece, che una delle prime scelte operate da questo Governo sia stata quella di non nominare un ministro all’Integrazione e di eliminare il Fondo per l’integrazione degli stranieri. Se il Governo vuole veramente accogliere chi viene da altri paesi, magari scappando da guerre, persecuzioni, fame e malattie, dovrebbe ricreare il Fondo per l’integrazione degli stranieri e nominare un ministro che si occupi di questo importante tema. Una scelta che più il tempo passa e più sarà necessaria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(25 settembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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