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Giustappunto! di Vittorio Lussana: il lato spiacevole del sesso

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Vittorio Lussana 02di Vittorio Lussana  twitter@vittoriolussana

 

 

 

Questa settimana parliamo di ‘sesso’. Anzi, più precisamente di pornografia. Mi è infatti capitato di recente di dover trascorrere un intero giorno per segnalare all’assistenza di Facebook la circolazione sui social di un video ‘porno’, nel corso del quale una ‘famelica’ Milf – oggi si chiamano così – ‘sbrana’ letteralmente un ingenuo essere ‘implume’ molto più giovane di lei. Si trattava di un ‘corto’ che cercava di far credere al pubblico che l’amplesso in questione fosse stato ripreso da una videocamera appositamente nascosta da ‘qualcuno’, presumibilmente il marito, ansioso di ‘sputtanare’ l’allegra signora sui social network di mezzo mondo. La credibilità dell’operazione, naturalmente, era pari allo ‘zero’. A meno che questo marito ‘spione’ non fosse ben contento di ‘sbandierare ai quattro venti’ il proprio eccezionale paio di ‘corna’, più ramificate di quelle di un cervo adulto. Assai più probabile, invece, che la ‘manovra’ fosse mirata a diffondere un virus, oppure ancora che si trattasse soltanto di una ‘goliardata’ di scarsissimo gusto. In ogni caso, questa nuova tipologia di video erotici circolanti sulla rete internet sono veramente brutti. Può anche darsi che, col passare degli anni, io sia diventato un po’ ‘vintage’ in materia, ma un film ‘porno’, anche se di breve durata, dovrebbe comunque basarsi su un ‘canovaccio’, una trama ‘pecoreccia’, un rapporto di attrazione morbosa tra due persone: l’idraulico e la casalinga ‘disperata’, per esempio. Oppure, il famigerato ‘postino che suona sempre due volte’, soprattutto quando si accorge che l’idraulico che sta dando il meglio di sé nella cucina di casa sua è il marito della destinataria della sua ‘consegna’: quella del ‘plico’ postale, ovviamente, ché quella del ‘pacco’ avviene di conseguenza. Scherzi a parte, ormai ci ritroviamo a rimembrare quasi con nostalgia l’epoca in cui nei ‘pornazzi’ veniva quasi sempre inserito il ‘tarlo’ dell’attesa, il ‘gusto’ per quel che doveva ancora accadere, quella vivace trasgressione che ti portava a essere felice per come un’insospettabile donna in carriera, ‘very professional’ in tutti i suoi atteggiamenti quotidiani, all’improvviso si scoprisse vogliosa di praticare un vorticoso amplesso erotico con il fattorino della propria azienda. C’era, ‘sottotraccia’, una spiritosa parodìa della ‘lotta di classe’ che ti portava a ‘tifare’ per il povero ‘factotum’ sottopagato, il quale a modo suo riusciva a ‘riscattarsi’ attraverso una sorta di risarcimento ‘in natura’. Tutto questo, nella pornografia di oggi, non esiste più: troppo faticoso prendere spunto dalla realtà. E persino da quelle ‘fantasìe subliminali’ che una società moderna deve pur cercare di ‘incanalare’, in qualche modo. I ‘filmetti’ di una volta erano veramente ‘graziosi’ e divertenti: intorno a ciò, comincio proprio a sentire la mancanza dell’amico Riccardo Schicchi. Nell’epoca di internet e di una sessualità vissuta in base al dogma consumistico del ‘mordi e fuggi’, ogni ‘magia’ è scomparsa del tutto. E ci ritroviamo innanzi a queste ‘milfone’ americane già ‘arrapate’ in partenza, che non appena ‘clicchi’ sullo ‘start’ delle loro ‘performance’, subito cominciano a dimenarsi, toccandosi voluttuosamente le ‘tette rifatte’ con la mano sinistra e la ‘chitarrina’ con la destra. Un esibizionismo che finisce con l’assassinare ogni gusto per la ‘scoperta del corpo’, mortificato e ridotto a semplice ‘merce’, soprattutto se esteticamente gradevole. Tale forzatura verso il ‘voyerismo’ dimostra come la tirannìa del maschilismo abbia trovato solido nutrimento proprio dalla sua lunga ‘colonizzazione’ del ‘territorio’ pornografico. Ma questa forma di ‘imperialismo’ è ormai trasceso verso una concezione regressiva della sessualità, indirizzata soprattutto a chi non è ancora riuscito a realizzare nessun tipo di ‘sogno’ erotico, o che non ha mai potuto assaporare l’orgoglio di una ‘conquista’ cercata, bramata, persino ‘meritata’, se si vuole. Non c’è più un desiderio di trasgressione, dietro a tutto questo. E nemmeno quella sana ossessione che mescola determinati ‘bollenti spiriti’ con sentimenti più espliciti ed espansivi. Non c’è nemmeno il ‘giustificazionismo’ di una volta, ovvero il fatto che certi uomini, per limiti fisici o psicologici, abbiano comunque bisogno di una ‘valvola di sfogo’. Nella pornografica attuale c’è solo il ‘consumo’ dell’eros, lo squallore di quel materialismo ‘spicciolo’ che porta le persone a ragionare in termini puramente quantitativi, anziché di qualità. Un uomo può ottenere grandissime soddisfazioni erotico-sessuali anche da una sola persona. E se anche l’amore, a un certo punto della vita, finisce, egli può sempre rimettersi in gioco ‘tuffandosi’ nel grande mare dell’erotismo più ‘sano’, aprendosi cioè a nuove esperienze raffinando sentimenti e sensazioni. Insomma: maturando come persona adulta, con coraggio e anche un certo tipo di forza ‘morale’. Invece, continua a dominare una concezione ‘compulsiva’ del sesso, che non sceglie e non distingue, che deve per forza appiattire l’erotismo a mera forma di possesso. Come cantava il buon Ivan Graziani, non serve portarsi a letto il mondo per “essere un ‘signore’ negli affari d’amore”. Eppure, non c’è niente da fare: la superficialità continua a ‘dilagare’ in ogni campo e settore, compresa la pornografia, imponendo comportamenti e situazionismi squallidi, rozzi, alle volte persino crudeli. Con ciò non s’intende proporre un riferimento dispregiativo nei confronti di certi ‘generi’ o ‘nicchie’ particolari, come per esempio il ‘bondage’ e il sado-masochismo, i quali tutto sommato rappresentano un tentativo di ‘giocoso esorcismo’ di aspetti sessuali il più delle volte praticati di nascosto, all’interno della nostra società, ormai caratterizzata da una ‘doppia morale’. Più semplicemente, ci vediamo costretti a denunziare quella sottile violenza omologativa, quella mancanza di autentica libertà che, alla fin fine, non riesce a far altro che metterci di fronte al lato più spiacevole di tutte le cose. Persino del sesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(4 settembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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