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Gli Sceriffi del Veneto non sanno cosa dicono, ma gridano molto: insemino ergo sum

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Gianni Berengo Gardin - Grandi Navi 00di Il Capo

 

 

 

Il Far West non è così lontano: è riscontrabile nelle politiche della Lega che tanto infiammano il Veneto: un’altra zona d’Italia devastata dai fasti del passato e ancora alle prese con i Mori e i Turchi. Profondamente anarchici, gli abitanti della terra dove la lingua italiana è un optional, sono stranamente pronti ad aprire le gambe e a donare la loro verginità al primo che grida più forte, subito riconoscibile come capo branco, maschio alfa, Doge, Duce, dio che dir si voglia, perché il grido non richiede spirito critico, non lo permette, non gli lascia spazio, convince con la forza bruta dei decibel. Gli argomenti importanto poco, se poi non ci sono è lo stesso.

 

Gli indecenti capetti leghisti non sanno governare, ma sono intelligentissimi nell’arte del seguire le direttive dell’unico genio della politica che l’Italia abbia partorito negli ultimi 40 anni, parliamo dell’Umberto Bossi devastato dal colpo apoplettico, ma con la testa che funziona. Tanto che Salvini invece di chiedergli di accomodarsi in quel posto dove si va anche da soli, se lo tiene ben caro. Bossi pensa, Salvini grida. E di seguito gli sceriffi veneti.

 

L’ultimo grido viene dal nuovo Doge veneziano, ha a che fare con le persone omosessuali che sono il bersaglio preferito di coloro che idee poche, politica niente, capacità di governare anche meno, ma testosterone gestito con fare adolescenziale molto, è il principio del maschio alfa – insemino ergo sum – mi percuoto il petto perché ho grandi gonadi, ma non gli porterà grande fortuna. Il Medio Evo, Isis e Bagnasco permettendo, è ormai lontano e coloro che culturalmente gli appartengono hanno poca vita. Politica s’intende.  La sua sortita è finita su tutti i giornali del mondo, perché in giro – per quanto paia strano agli sceriffi veneti – c’è gente civile.

 

Ma il Doge lagunare eletto recentemente con grandi meriti Pd ne ha fatta una anche più grossa: vedendo nel transito delle grandi navi in Laguna nella sua Venezia (un’elezione casuale che non avrà seguito significa impossessarsi di un territorio, secondo le leggi del maschio alfa), un business possibile per i commercianti veneziani che depredano i turisti, ha pensato bene di vietare la mostra del grande fotografo Gianni Berengo Gardin che proprio di Grandi Navi tratta, evidenziando quale tipo di scempio non solo ecologico provochino i loro transiti in Laguna.

 

La mostra prevista a Palazzo Ducale sarebbe stata bloccata perché l’autore (un uomo con due cognomi, e per questo inviso al Doge veneziano eletto, perché chi ha due cognomi non ha mai lavorato in vita sua, Doge docet) ha rifiutato di esporre accanto agli scatti le tavole del nuovo progetto “Tresse est”, cui il Comune di Venezia sta lavorando assieme all’Autorità portuale e che prevede lo scavo del Canale Vittorio Emanuele. Perché lo sceriffo ha diritti su tutto ciò che si muove nel suo territorio, quindi anche sul lavoro altrui.

 

Insomma idee poche, ma corde vocali potenti e bacini elettorali fatti crescere all’interno delle società sportive. Atteggiamenti prevaricatori e nessun ragionamento. E’ il principio delle destre italiane che tanto successo hanno nel Veneto che la dà al primo che grida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(28 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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