
di Il Capo
E’ di moda in quesi giorni il Tiro all’Ignazio, non solo nella capitale, ma anche in quei circoli del nulla che sono i bar di provincia dove la gente va a perdere tempo aspettando di morire ed il cui sport nazionale è quello di blaterare su cose che non si sanno per sentirsi [sic] vivi. Non difendiamo nessuno per sport da queste parti, e non siamo di quelli che si schierano però qualche domanda ci piace farcela: Ignazio Marino, in campagna elettorale, quando vinse le primarie contro il suo stesso partito che non lo voleva tra i coglioni (gli fecero terra bruciata attorno anche durante la campagna che poi lo portò a vincere le elezioni per il Campidoglio), affermò in più occasioni, tutte pubbliche, diverse di loro anche televisive, di voler cambiare Roma. Di volerla finire con i privilegi e gli inciuci, e che avrebbe portato tutto ciò che non gli pareva corretto (legale) all’attenzione delle autorità. Cosa che ha fatto subito dopo il suo insediamento in Campidoglio.
Ogni azione di Ignazio Marino tesa a scardinare privilegi, rendite di casta, posizioni di rendita di qualche tipo, si è scontrata con la reazione furibonda di coloro, fossero tassisti o sturacessi, ai quali in qualche modo veniva toccato il capitale, che con frequenti scioperi, blocchi, manifestazioni, tiri al piccione giornalistici, dichiarazioni in tivù, si ribellavano contro il tentativo di “ammodernare” la Capitale, specchio di un’Italietta del lei non sa chi sono io, sport nazionale lo ‘esticazzismo.
Poi gli scandali che sono sotto gli occhi di tutti, Mafia Capitale, ed un solo colpevole designato, Ignazio Marino, che tutti indicano come colui che deve lasciare il Campidoglio, insultato e minacciato da fascisti travestiti da figlie di Vanna Marchi, ma più beceri, ex presidenti di regione, da indagati per associazione a delinquere, dai vari marchini di turno, da buona parte del suo partito, da tutta la stampa romana, dagli abitanti della città, da tutto quell’apparato, insomma, che si mette in modo quando si dà il via al tiro al bersaglio, Tiro all’Ignazio, che cerca di far diventare vero anche ciò che vero non è.
Ci viene da chiederci come mai le stese offese, minacce, pallottole, non vengano indirizzate a coloro che sono stati arrestati, indagati, ritenuti colpevoli dello stato in cui Roma versa. Ci chiediamo come mai i romani siano tanto disponibili al cambiamento a parole, ma di fatto così terribilmente e sonnecchiosamente conservatori nei fatti. E ci chiediamo anche perché il primo partito d’Italia continui a preferire al buon governo ed alla possibilità di cambiare sul serio le cose, l’impallinamento del candidato, del Sindaco, del Primo Ministro.
Ignazio Marino, dal canto suo, dice che dal Campidoglio non si sposta “nemmeno con le cannonate” e candida Roma alle Olimpiadi del 2024 (con 6 che in Campidoglio votano contro, tra quei 6 anche il M5S, che per essere progressisti bisogna essere conservatori), mentre gli arriva una lettera con una pallottola e lui, dopo avere equiparato certa destra alle fogne (difficile dargli torto) si scusa, e ricorda ai colleghi “Stiamo lavorando per un evento che va al di là dei nostri mandati, è per il futuro della città”, proprio quella città che si lamenta di non avere un futuro per colpa di Marino.
(26 giugno 2015)
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