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La chiamavano donna barbuta, ma era una Drag Queen

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Conchita Würst 01 Sanremo 2015di Il Capo

Non vorrei stare a ricordare le origini storiche, radicate nel teatro shakespeariano, della figura della drag queen che proprio a quella tradizione si ispira, a quando cioè il maschilismo imperversava anche sulla scena ed impediva alle donne di esibirsi (ci volle un’italiana, Isabella Andreini, per rompere la turpe tradizione); non voglio nemmeno stare ad elencare le note turpitudini semantiche del conduttore sanremese abbronzatissimo che si è perfettamente calato nella dimensione nazional-popolare del normalizzatore mediatico che relega la vincitrice dell’Eurofestival 2015 dopo la mezzanotte, fa sgalletare sul palco un vecchio con la pancia abnorme che fa flessioni – una roba che fa piangere – giunto in compagnia della ex moglie in versione pacem in terram; né della famiglia con sedici figli regalo dello spirito santo – io sapevo che si chiamavano spermatozoi ed ovuli, ma sono ignorante in fatto di cose ultraterrene, e me ne vanto; quello stesso normalizzatore nazional-popolare che è lì, senza vergogna, per godere della fama e del successo e che per farlo non si degna nemmeno di preparare e presentare un programma che possa essere chiamato tale.  Non conosce la vergogna nemmeno quando tratta un’ospite internazionale, Conchita Würst, con la sufficenza con cui l’ignorante tratta il colto per evitare il confronto su ciò che ignora. Questo è il succo della conduzione, programmazione e distruzione del festival di San Remo targato Carlo Conti. In due parole: una vergogna.

Con l’abbronzato conduttore dal quale non ci aspetteremmo cultura, ma buon gusto e rispetto sì, altri personaggi proni al potere cattolico o ai diktat della dirigenza Rai, si sono affrettati a scovare la straordinaria definizione “Donna Barbuta”, per Conchita Würst, dimenticandosi – abbagliati dal detto “Donna barbuta sempre piaciuta”? – che essere una Drag Queen non significa essere una donna, anzi: il gioco sta proprio nel contrario e, dato che vogliamo proprio dire le cose fino in fondo, non è nemmeno obbligatorio essere gay per esibirsi come drag queen.

Giornalisti e commentatori accattoni oltre che ignoranti, cialtroni ed arrivisti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(12 febbraio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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