di Il Capo
Credevo di no, speravo di sbagliarmi, ma temevo di non farlo. Mi riferisco all’abbagliante faro – tanto da rendere ciechi – rappresentato da Tsipras e dalla vittoria di Syriza in Grecia che molti interessati politici di casa nostra hanno letto come il trionfo della Sinistra che semplicemente per il fatto di essere di Sinistra opererà il miracolo. Il primo risultato di questo dimenarsi frenetico di Vendola è stata una leggera caduta di consenso di Sel, non che ci sia necessariamente causa-effetto tra le due cose; il secondo risultato è stato vedere come Tsipras, secondo noi un politico accorto ed intelligente, stia cercando di fare il possibile per allentare le maglie del debito greco verso mezzo mondo, faticando nell’impresa, con il rischio default che è ormai un baratro, restando all’interno di quelle che sono le maglie delle regole UE. E’ lo stesso Tsipras che doveva far uscire la Grecia dall’UE il giorno dopo la sua elezione o stiamo sognando?
La situazione del resto non è colpa di Tsipras. Non è colpa dell’Europa. Non è colpa dell’euro. E’ colpa dei bilanci truccati e delle spese abnormi dei precedenti governi di cialtroni che hanno portato la Grecia al punto in cui si trova. Non c’è colpa della troika. La Troika è entrata in campo a causa di questi problemi, non è stata la Troika a causare i problemi.
La Sinistra che crede troppo nei miracoli di Sinistra perché è di Sinistra dovrebbe giustamente scagliarsi contro l’UE quando ci sono motivi seri per scagliarsi contro l’UE, ma confondere le cause con gli effetti è superficiale, politicamente inutile, non dà risposte e non genera i miracoli desiderati.
Lo sa bene Nichi Vendola le cui grida e iniziative politiche al traino di ciò che succede in altri paesi scaldano i cuori di chi giustamente crede che “el pueblo unido jamàs serà vencido” (yo entre ellos), ma hanno un’utilità politica interna pari alla simpatia e capacità mediatica del leader, che sono assai vicine allo zero.
Non si cambiano le cose semplicemente perché si è di Sinistra, lo scrivo con realismo e senza trasporto emotivo né verso la destra né verso la sinistra, si cambiano le cose volendo cambiarle, cercando i voti e lavorando perché la politica torni ad avere un senso dove deve averlo: tra la gente e in Parlamento.
Ora, per favore, prima di entusiasmarvi per la possibile vittoria di Podemos in Spagna aspettate un secondo. Gli Spagnoli bisogna conoscerli. E per conoscerli bisogna avere vissuto in mezzo a loro. Con tutto il rispetto per Podemos, gli Spagnoli e anche per la Sinistra.
(10 febbraio 2015)
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