di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso
Coltivare l’illusione che qualsiasi corte di alto grado possa approvare la trascrizione dei matrimoni o unioni civili omosessuali contratti all’estero è un nuovo strategico errore di quell’associazionismo lgbt che in questi anni ci ha esposto a cogenti sconfitte presso la Corte Costituzionale sul tema della discriminazione nei confronti delle coppie gay che non possono accedere allo stesso matrimonio riconosciuto per quelle eterosessuali. Puntare sulla incostituzionalità tout court delle norme del Codice Civile che regolano il matrimonio eterosessuale appellandosi anche all’art. 29 della Costituzione e non solo al principio di eguaglianza ( art 3 Cost.) ha prodotto il risultato paradossale della sentenza della Corte Costituzionale 170/2014.
Si prosegue, senza fermarsi un attimo a riflettere che la strada giudiziale, che potrebbe esser perseguita in altro modo (si pensi alle ottime recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione e della Corte EDU in ambito europeo) ha nel nostro paese degli evidenti limiti, soprattutto di carattere culturale, coerenti con quelli che si evidenziano nel sistema politico e istituzionale.
E’ in atto in questo periodo tutto un fiorire di sollecitazioni ai sindaci delle grandi città italiane affinché, com’è accaduto a Grosseto, dopo la sentenza di primo grado del Tribunale, di trascrivere appunto, queste unioni estere, cercando di accreditare che in questo modo si aprirà una breccia, un’evidente contraddizione nell’ordinamento italiano che spingerà nei fatti una situazione tale da dover esser sanata. Inutili sono evidentemente i convegni che alcuni gruppi organizzano per approfondire in generale la questione del riconoscimento giuridico delle coppie gay in ambito nazionale. In quelle sedi i migliori costituzionalisti e giuristi italiani hanno sempre ripetuto due posizioni chiare: a fronte del pronunciamento dell’Alta Corte la non possibilità di accesso al matrimonio non è ritenuta discriminatoria e si rimanda la competenza al Parlamento affinché sia approvata una normativa ad hoc che contenga tutti i diritti e doveri previsti per le coppie eterosessuali.
La trascrizione all’anagrafe d’istituti matrimoniali o civili contratti all’estero non ha alcun valore legale, poiché è per ora chiarissimo che gli accordi internazionali, in specie quelli nella UE, non comporta alcun dovere per il singolo Stato di ritenere valido un matrimonio o altro istituto contratto in un altro.
Si potrà obiettare che tenuto conto di queste obiezioni, è comunque importante dal punto di vista simbolico un’azione che raccoglie la disponibilità dei Comuni di trascrizione (così come accade per i Registri delle Unioni Civili) alfine di premere sul Parlamento per ottenere presto una legge nazionale. La differenza è evidente, ma per fare un favore ai più partigiani è bene rilevare, che la campagna sui Registri (che sconta tutta la sua stanchezza) è tesa a ottenere una legge italiana, mentre quella della trascrizione attiene a un cambiamento strutturale degli accordi internazionali, su cui per esempio sarebbe interessante premere nelle giuste sedi, a iniziare dalle Corti europee. Invece si continua a giocare sulla pelle delle migliaia di coppie gay italiane, che non hanno i soldi per andare all’estero per contrarre simboliche unioni, né tantomeno possono pagarsi avvocati per intentare inutili cause, che solleticano l’ego di qualcuno, ma che nei fatti, decise in poche e ristrette cerchie, non solo non portano risultati, ma sollecitano sentenze retrive.
Eh sì esiste ormai una questione di censo, perché agli urli e strepitii di molti militanti, in buona fede e anche assai coraggiosi, non corrisponde una realtà diffusa di coppie omosessuali, che schiacciate come il resto della popolazione dalla crisi economica, continuano a non veder riconosciuti quei minimi diritti e doveri che renderebbero meno ingiusta e meno insicura la loro vita.
Non si tratta di rinunciare ai nostri valori, alle nostre richieste di parità e uguaglianza, di accedere al matrimonio egualitario, ma di aver finalmente rispetto della concretezza sociale e di incanalare le forze verso obiettivi credibili e concreti, per il bene supremo di chi si vorrebbe rappresentare.
(17 giugno 2014)
©aurelio mancuso 2014 ©gaiaitalia.com 2014 diritti riservati riproduzione vietata