di Daniele Santi
Dopo avere preso a schiaffi il PD sulla questione morale, avere ribadito che la questione dell’onestà non è eludibile e dopo avere invitato chi sa qualcosa su “episodi di corruzione nel partito” a parlare con i Magistrati, Matteo Renzi ha detto testualmente che
A settembre, dopo la riforma della legge elettorale, realizzeremo un impegno preso durante le primarie, un impegno vincolante e lo faremo d’accordo con esponenti maggioranza e Parlamento: quello sui diritti civili.
Il riferimento è evidentemente alle unioni civili alla tedesca, le Civil Partnerhips, di cui il presidente del Consiglio ha parlato con precisione durante le primarie ed anche durante la campagna elettorale, definendosi “timido” perché aveva dubbi sul matrimonio ugualitario.
Secondo il geniale presidente di Arcigay Flavio Romani la “fretta” [sic] di Renzi si deve alla Corte Costituzionale “che ha messo in luce l’assenza di strumenti legislativi per definire vicende concrete. Un vuoto dinanzi al quale la Suprema Corte ha nei fatti posto un ultimatum, che ha i tempi di quel percorso processuale”.
E noi a pensare che il risultato fosse invece frutto degli sforzi dei presidenti delle associazioni lgbt (uvz) italiane…
(15 giugno 2014)
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