di Paolo M. Minciotti
John Abadallah Wambere si trovava negli USA per una serie di conferenze quando il presidente del suo paese Museveni decideva che i gay e le lesbiche dovevano scomparire dal paese con una legge omofoba violenta, illiberale e antidemocratica degna di Stalin, che viene applicata con ferocia; ora viene reso noto che il giorno prima delle scadenza del suo visto di permanenza in territorio statunitense, il conosciutissimo attivista ugandese ha preso la decisione di chiedere asilo politico negli USA, vista la situazione nel suo paese d’origine dove rischia la prigione se non la morte.
Wambere, 41anni, lascia in Uganda una figlia di 16 anni, avuta da una precedente relazione eterosessuale ed una comunità gay devastata che rischia la sparizione a causa del genocidio ideologico messo in atto dalle autorità del paese.
Durante la sua conferenza stampa Wambere ha ricordato che il leader dell’asssociazione gay Spectrum Uganda Initiatives è stato imprigionato, pestato, che i quotidiani hanno distrutto la sua vita privata ed è stato più volte minacciato di morte. Gli attacchi contro la comunità gay del paese sono aumentati da quando la legge antigay è passata.
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