di La Lurida
Che ieri sera son usita, che mi avevan invitata delle amiche di Roma, che non cz’ero mai andata per la fine del’Anno, che abiam mangziato un po’ – che un po’ è sempre troppo per i miei gusti che la gzente mangzian come delle vacche diobono e poi cz’han il polistirolo che czi va su e gzi,ù e via con le soie e gli omega trè che poi czi vien la gastrite, che la gzente non cz’ha gnente nella testa, basta guardar come vota.
Insomma ‘rivoaroma, c’è la mia amica storica, andavam a battere insieme quand’eravam gziovani – io più di lei, gziovane voglio dire – la chiamavan la Sboldra che non so neanche come tradurlo in itagliano quel nome lì mo’ insomma è una via di mezzo tra Lurida e Panciona, ecco, con un po’ di Superbia anessa e conessa, che lo so che sembra di parlare della Santanché mo’ son qua per scrivere micca per farmi rompere i maroni da voialtri, e due minuti prima di mezanotte czi dicze a tutte “Andiamo!” – che c’è anche una trans gziovane, cariiiina che fa tutta la colta che non ho mai saputo che per praticare una felazio si debba conosere Garsia Lorca, comunque ‘riviamo in terazza, deczimo piano mi cago adosso, e vediamo che tuuuuuuuutta Roma è piena di fuochi d’artificzio in tutti i czieli e di quelle cose che volano, le chiaman lampade czinesi, che cz’hanno il fuoco dentro come czerti uteri, e volano aaaaalto, ché sì loro possono.
Mi si è aczeso tutto un cuore dentro il cuore che mi son sese le lacrime che la Sboldra m’ha detto “Sei sempre stata un’oca, te li faczevi e t’inamoravi, ti ricordi?”, alora l’ho mandata a dar via l’organo che dovevo lacrimare micca star dietro ale sue cazate.
Uno spetacolo quella Roma lì che non me la scordo più.
Così Buon Anno 2014, amici della Gaiaitaglia. Che ero a Roma anch’io e czi sono ancora che poi torno a Imola questo pomeriggzio che cz’ho i gatti da tenerczi dietro che me la fan dapertutto se sto fuori troppo che czi troviam sempre delle catene con degli obblighi che czi tengan vive dicziamo, vado su col treno svelta svelta solo che non m’adormenti come quando son ‘rivata che mi son sentita rusare, una vergognaaa…
Buon Anno 2014, amici della Gaiaitaglia. Che siate tutti feliczi e sereni e belli pieni di amore e di soldi e che posiate avere lavoro e magari anche darne, di lavoro, che il lavoro son come i czentimetri, non bastan mai.
E se proprio volete che vi dica cosa mi vien dal profondo del cuore, alora cz’augurerei anche due o tre cancheri a queli lì che stan ancora col loro culo peso sulle poltrone atacatutto del Parlamento, mo’ per farli muovere micca per farli morire ché czi pensa il tempo, e cz’augurerei anche magari di ricordarsi che czi son degli Itagliani da governare, che per quello scion lì, micca per farsi belli in televisione, quando è il caso, perché con la Bindi e la Lorenzin e Brunetta per esempio è dura.
E ricordatevi che un anno è bello se cz’è anche un po’ d’uczello, che se poi non vi piacze son problemi vostri che io con l’asistenza socziale ho finito quando mi son tolta dal marcziapiede che ne avevo presi abastanza, anche di soldi.
Se sopravivo continuo a scrivervi su Gaiataglia ogni tanto i miei sproloqqui.
Auguri.
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