di Uno Qualunque
Mi trovavo in una situazione familiar popolare, un paio di sere fa, in un paese dell’appennino emiliano dove causalmente sono per alcune settimane, e ho ascoltato una conversazione che verteva sul fatto che per fortuna in paese c’è un bar dove “si parla ancora il dialetto” e dove esiste un cartello che vieta l’ingresso agli extracomunitari.
Non so dove si trovi il bar, mi informerò, entrerò, farò una foto al cartello e denuncerò il proprietario, ma a parte questa mia azione di protesta e disturbo, che contro i razzisti bisogna sempre andare, scrivo questo articolo perché c’è da riflettere su questa rabbia tutta italiana che si riflette nei ceti più bassi nell’odio contro l’altro in quanto differente e nella chiusura in stereotipi culturali conosciuti (il dialetto ne è solo un esempio) e nei ceti più abbienti nella rincorsa al potere a tutti i costi. Esempio inquietante di un paese allo sbando (e allo sfascio).
Di ritorno all’augusta magione (si fa per dire) mi sono sorbito l’ennesimo dibattito politico su La7 gestito da Gad “So tutto io” Lerner, ho detto gestito e non condotto, non si tratta di un refuso, dove Santanche & Soci si sbizzarrivano in tutta la loro veemente vaghezza propugnano la perpetuazione del niente che rappresentano. Problemi degli Italiani e del paese messi nel dimenticatoio e dibattito che verteva sull’aria fritta.
Inquietudini? Da parte loro nessuna. Sono lí che ingrassano del loro potere che credono eterno. Gli altri non esistono. Gli italiani che snocciolano mensilmente una media di 15.000 euro per pagargli gli stipendi sono servitori dei sovrani che devono stare zitti. Comandano loro. E intanto i servitori che pagano se la prendono con altri servitori che hanno più fame di loro. Questo paese fa schifo.
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