di Diego Romeo #Politica twitter@gaiaitaliacom #primalumanità
Il famigerato “taglio dei parlamentari” è finalmente legge. L’8 ottobre alla Camera dei Deputati è stata votata la quarta discussione in merito. Ovviamente ora si dovrà attendere anche il relativo referendum (strumento un tempo tanto amato dai pentastellati, almeno quanto lo streaming) per sapere se la modifica della legge costituzionale sarà veramente definitiva. Ma questo è un altro capitolo della vicenda che per il momento non sembra interessare a Di Maio e company, che già festeggiano in piazza con striscioni colorati e forbici di cartone al motto di “meno parlamentari=meno assenteisti” (che detto fra noi non so quanto sia veramente così).
Del resto siamo abituati agli show dei grillini e finalmente dopo la povertà hanno abolito anche la tanto odiata “kasta”. Facendo risparmiare allo stato anche un sacco di soldi! Ma è davvero così? Hanno veramente abolito la “kasta”? Hanno veramente fatto risparmiare un sacco di soldi pubblici allo stato? Ma soprattutto senza un’adeguata leggere elettorale a supporto, questa riforma sarà veramente una riforma buona?
A mio avviso la “kasta” non si elimina riducendo il numero dei suoi componenti, ma, al contrario, riducendo i loro privilegi. Riducendo solo il loro numero si rischia di renderli ancora più “kasta” perché diventando di meno saranno una classe sempre più elitaria a cui sarà più difficile accedervi (per intenderci saranno ammessi alle liste solo i fedelissimi dei partiti e non le persone veramente influenti in quel territorio). Se davvero l’intento dei 5 Stelle era quello di eliminarla, forse avrebbero ottenuto migliori risultati riducendo i loro privilegi, magari partendo proprio dai loro stipendi e magari rendendo obbligatoria (salvo valide giustificazioni) la loro presenza in aula. Così facendo avrebbero fatto desistere tutti quelli che si fanno eleggere solo per i faraonici stipendi guadagnati senza mai presentarsi in aula.
L’altra questione su cui i 5 Stelle avevano puntato la loro crociata era il risparmio di soldi pubblici. Anche qui è stato ampiamente dimostrato che il risparmio derivato dal taglio dei parlamentari non supera lo 0,007% del PIL, ovvero circa 1,5 euro per ogni italiano. Di conseguenza, appare ovvio, come anche questa motivazione non sia veramente valida, o almeno non così risolutiva come avevano voluto far credere.
Ma propaganda a parte, questo taglio dei parlamentari, fatto con queste modalità, è giusto? La costituzione è una cosa seria, quindi non si può solo ridurre il numero di eletti senza modificare i pesi e i contrappesi che sono previsti nella nostra Carta Costituzionale. Non si può fare una riforma del genere senza prevedere un’adeguata legge elettorale per esempio. Così facendo si va solo a ridurre drasticamente la rappresentatività popolare più che a eliminare la “kasta”. Infatti con questi nuovi numeri un singolo parlamentare rappresenterà un numero maggiore di cittadini, che si vedranno di fatto meno rappresentati. Non solo, l’aver un minor numero di parlamentari, darà molto più potere ai partiti tradizionali (in cui anche i 5 Stelle sono ormai entrati a pieno titolo), i quali, come accennato in precedenza, sceglieranno in maniera ancora più esclusiva e arbitraria chi candidare e chi no. Togliendo di fatto spazio a chi pur non essendo di quel partito, ma essendo comunque una persona di rilievo nel suo territorio e quindi molto rappresentativa, non verrà scelta fra l’élite da inserire nelle liste. Infine, con quale criterio è stato scelto il numero dei parlamentari da tagliare? Perché proprio 230 alla Camera e 115 al Senato? Perché non di più o di meno? Chi ha stabilito che 400 deputati e 200 senatori siano sufficienti per governare? Domande che rimarranno senza una vera risposta.
Insomma, almeno a mio avviso, questa risulta essere la solita riforma populista dei 5 Stelle che mira di più a sfamare la sete di rivalsa del suo elettorato che a risolvere veramente i problemi dell’Italia. Staremo comunque a vedere se questa legge sarà veramente definitiva oppure no, visto che, con molta probabilità, dovrà passare il vaglio del referendum. Certo che se proprio il referendum, strumento così amato dai grillini, dovesse bocciare la loro riforma la cosa sarebbe a dir poco divertente.
(9 ottobre 2019)
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