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Nuovo colpo di genio delle tre grazie Bersani, Cuperlo, Speranza: no al referendum sulle riforme

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Pd Speranza Cuperlodi Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le tre grazie del Pd si sono nuovamente unite per dare una nuova spallata al loro stesso partito perché muoia Sansone con tutti i Filistei non è mai stata una battuta fine a sé stessa e non lo rimanga. I tre grandi [sic] del Partito Democratico a guida Renzi che dicono “no” a tutto per poi dire “ni” e poi magari arrivare al “sì” giusto per marcare il territorio come i felini, ma l’arguzia dei felini non ce l’hanno, hanno il 20 aprile scorso rifiutato di firmare il referendum consultivo sulla riforme costituzionali rispondendo a Renzi (che si trovava in Messico) che “E’ giusto che siano le opposizioni a farlo altrimenti sembra si voglia il plebiscito”. E’ curioso che parlino di plebiscito quando invece si tratta della prima volta nella storia del paese nella quale si chiede ai cittadini se vogliono o no una riforma costituzionale, ma Bersani è così, Cuperlo è cosà e Speranza un po’ così e un po’ cosà. Per loro conta il “galateo istituzionale” che è quella cosa grazie alla quale il paese è stato fermo per trent’anni.
Quando il primo ministro ed attuale segretario del Pd lanciò il referendum consultivo sulle riforme costituzionali, quello che si terrà il prossimo ottobre per intenderci, nessuno tra le Tre Grazie batté ciglio: Bersani era ancora sotto anestesia, Cuperlo doveva forse trovare il coraggio di dire quello che ha detto male dopo due anni e Speranza era ancora parte della squadra di governo non essendo stato folgorato dall’idea di essere l’ennesimo perdente alla corte della minoranza Pd. Quella direzione Pd si chiuse, lo ricordiamo perché la trasmettemmo in diretta streaming una domenica mattina, con l’approvazione della questione referendum, con larghissima maggioranza che andava oltre quella del blocco che sostiene la segreteria Renzi.

 

Laconico il commento del premier che appartiene a quella categoria di persone che più gli metti i bastoni fra le ruote più s’intestardisce a fare le cose: “Ormai non è più una novità. C’è una parte che fa opposizione su tutto. Ce ne faremo una ragione”.

 

Sul referendum consultivo non c’è solo la minoranza Pd a scatenare la bagarre, intervengono anche gli ignorantoni del M5S, quelli che non mettono in fila un verbo dietro l’altro e che mentono sulle dichiarazioni di Mattarella così tante volte che il Quirinale è costretto a smentire con note stampa ufficiali: “Questo referendum non è una gentile concessione del governo come vuole fare credere Renzi, ma lo prevede la nostra Costituzione perché non è stata raggiunta in Parlamento la maggioranza dei  2/3”. Dimenticano, i Cittadini menzogneri, che quando il referendum consultivo venne proposto della votazione in parlamento ancora non ci fosse traccia, dato che la riforma Boschi doveva ancora essere votata. Le solite inutili parziali verità ad uso server.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21 aprile 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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