di Il Capo
La vittoria della destra populista anti-immigrati nelle elezioni regionali tedesce, con Cdu e Spd in difficoltà a causa della crescita del populismo di destra, dimostra ancora una volta, e purtroppo una volta di più, che l’essere umano è per sua natura incapace di imparare dalla Storia. Per la prima volta nella storia tedesca un partito che si presenta per la prima volta alle elezioni arriva al 10%: anche la Germania si è italianizzata grazie al populismo opportunista di Frauke Petry, leader dell’Afd, che con il suo livore anti-immigrati entra in tutti e tre i parlamenti regionali dove si è votato, supera in ben due casi i socialdemocratici e sfonda nell’Est con il 24% dei voti in Sassonia-Anhalt (ex DDR, ex popolo di “immigrati” detestati all’Ovest, si torna sempre lì). Angela Merkel e Sigmar Gabriel hanno preso un sonoro calcio nei denti e questo porterà, sicuramente, ad un irrigidimento della Cancelliera sulle politiche di accoglienza (“Sui migranti non cambio”, ha detto. Staremo a vedere) che metterà a rischio nuovamente il dialogo all’interno di una UE che ruota suo malgrado attorno ai mal di pancia tedeschi.
L’attacco diretto all’apertura delle frontiere tedesce a chi fugge dalla guerra pare avere convogliato sull’ Afd il voto di protesta tedesco diretto anche ad altre scelte dei maggiori partiti: ora vedremo se il bagno populista porterà anche alla messa in piedi di un programma politico che non sia solo “No” agli immigrati ed all’assistenza agli immigrati.
Frau Merkel è in bilico, ma non perde le staffe né si dispera. Anzi rilancia. E tutti i è paesi dell’UE stanno a guardare l’immobile pachiderma tedesco senza il quale nulla si può fare.
(14 marzo 2016)
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