di Il Capo
Volevamo approfittare degli insulti a Mika (la scritta “Frocio!” sui manifesti del concerto di Firenze) perché a corredo della bella lettera scritta dal cantante e giudice di X Factor al Corriere, fanno bella mostra una serie di commenti raccapriccianti per ignoranza, superficialità, inutilità, e per la non dichiarata, ma palese, dettatura sotto invidia e livore. I commenti scrivono di facile ricerca di pubblicità (come se un artista da dieci milioni di copie, famoso in tutto il mondo, avesse bisogno di quel tipo di pubblicità), di cosa non si farebbe per qualche biglietto in più, farebbero di tutto pur di avere pubblico ai loro concerti, e via di questo passo. Commenti dettati evidentemente dall’invidia feroce di chi, avendo scoperto la possibilità sui social di poter parlar male degli altri più o meno impunemente, pratica l’insano sport durante il tempo libero che potrebbe invece impiegare per attività molto più utili e salutari, alcune delle quali elenchiamo di seguito:
- il cunnilingus o la fellatio, che sono esercizi gradevoli e scatenano endorfine e serotonine, so che non sanno cosa sono, magari anche un vocabolario può servire;
- correre fino a schiantare, così la sera ci si addormenta sereni;
- lavorare con le mani, magari zappando a 3 euro all’ora come fanno alcuni destinatari dei loro deliranti commenti; magari la sera fanno così male, le mani, da impedire di tastierare idiozie.
Risulta evidente che i personaggi che hanno trovato nel commento feroce e nella critica tout-court la ragione del loro pressocché inutile pompare aria nei polmoni, non hanno idea di nulla. Nemmeno di ciò che commentano. Ritornando a Mika, parlano della sua tournée come parlerebbero della costruzione di una casetta con i Lego, senza assolutamente rendersi conto di quanto perfetta debba essere la macchina che mette in piedi un concerto, delle migliaia di ore di lavoro che richiede un evento del genere, delle centinaia e centinaia di ore di prove, degli allenamenti – anche fisici – necessari per reggere un concerto di due ore, dello sforzo economico ed organizzativo che ogni artista sostiene per andare in scena. E’ vero, non glielo ha ordinato il dottore. Di andare in scena. Ma è il suo lavoro. E almeno lui un lavoro se l’è inventato.
L’italico disprezzo per l’Altro è davvero la cosa più allarmante degli ultimi tempi: lo scollamento sociale, le continue tensioni, le risse, la mancanza di rispetto per la convivenza civile (per le quali si incolpa la politica) sono in realtà degenerazione dell’umana carità che si è stancata di colpo di sentirsi (fingersi!) buona ed ha pensato di scatenare tutto la sua potenza di fuoco nascondendosi dietro uno schermo, un tablet, uno smartphone e via bombe atomiche.
E’ la risposta dell’italiano medio (mediopiccolo) alla sua completa mancanza di immaginarsi un futuro, di programmarselo, di costruirselo, di viverselo come se fosse già lì. E’ la totale mancanza di voglia di fare. E’ l’invidia più bieca, più cieca, più sorda. E sordida. Invece di crearsi e viversi una vita i commentatori da social di professione che potrebbero inventarsene una finché sono in tempo, tentano di distruggere a suon di parole al vetriolo coloro che una vita ce l’hanno.
Cosa questa gente farà di sé stessa nel giro di 30 o 40 anni davvero non ci è dato saperlo. Viene in mente una meravigliosa battuta di Quino: Mafalda chiede a Felipe “E la tua coscienza com’è?” e lui risponde “Afona!”.
Appunto.
(13 agosto 2015)
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