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#Visioni di Mila Mercadante: Renzi il Texano

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Abruzzo Petroliodi Mila Mercadante   twitter@mila56170236

 

 

 

Gli uomini dell’accumulo, i sensali dell’interesse, i retrogradi, i politicanti d’accatto, i maestri dell’usura sono tutti concentrati a perseguire la catastrofe: vogliono il peggio, vogliono disporsi ad obbedire alle regole mercantili, credono d’espandere il potere e di gonfiare le casse, si ritengono modernizzatori ma non sono che brutte copie del passato. La deriva petrolifera che farà del nostro territorio e delle nostre coste un Texas fuori tempo e fuori luogo è un altro di quei provvedimenti dello Sblocca Italia che ci riporta indietro, al 1950. Nel decreto Sblocca Porcherie ci hanno messo molto cemento, altri inceneritori, discariche autorizzate, e infine 70 nuove piattaforme per le trivellazioni. L’affare delle trivelle tra l’altro frutta poco. Le royalties che le imprese pagano allo Stato italiano sono irrisorie.

 

Eni ed Enel – italiane – hanno tre concessioni, tutte le altre toccano agli stranieri, che corrono qui perché hanno trovato la cuccagna: le royalties per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi negli altri Stati oscillano tra il 20% e l’80%, da noi invece si impone il 7% per le estrazioni sottomarine e il 10% per quelle nel sottosuolo. Anche i prezzi al mq per la prospezione, la ricerca e la coltivazione sono molto bassi, prezzi scontati e concorrenziali che per le società petrolifere costituiscono un grosso incentivo. Giusto per far capire alle compagnie straniere che come noi non c’è nessuno, s’è perfino deciso di non far pagare alcuna aliquota fino alla ventesima tonnellata di petrolio estratta sulla terraferma e fino alla cinquantesima tonnellata estratta in mare. Col gas abbiamo proprio scialato: tutto gratis fino ai primi 25 milioni di metri cubi estratti su terraferma e ai primi 80 milioni di metri cubi estratti in mare. Perché tanta generosità? Non se ne ha idea, eppure molti caldeggiano un’operazione che oltre ad essere realmente poco remunerativa è in totale controtendenza: nessuna tutela per l’ambiente malgrado le troppe e inutili rassicurazioni (si sono già verificati incidenti) e nessuno sguardo verso il futuro prossimo, che va nella direzione delle energie rinnovabili. Si vogliono incrementare entro i prossimi 5 anni le estrazioni di gas del 48% e quelle del petrolio addirittura del 148%. Una bella prospettiva, soprattutto per le regioni a vocazione turistica come la Basilicata (già prima produttrice di idrocarburi del paese, quarta in Europa), il Veneto, l’Abruzzo, la Puglia, la Sicilia.

 

Quanto petrolio c’è sotto il mare italiano? Oltre 10 milioni di tonnellate che secondo i calcoli del ministero per lo sviluppo economico coprirebbero il nostro fabbisogno per circa 7 settimane. Si, proprio così, in sette settimane consumeremmo tutto. Con l’aumento delle trivellazioni il ministero afferma che le settimane diventerebbero 13. Un successone, un bel passo avanti verso l’indipendenza energetica e la ricchezza. Non c’è che da solidarizzare con gli abruzzesi, che si stanno ribellando con forza al progetto di sviluppo del giacimento petrolifero “Ombrina mare”, che si trova a meno di 5 km dal Parco Nazionale Teatino e che metterà a dura prova l’ecosistema di un tratto di mare geograficamente chiuso e quindi molto delicato. Il progetto, che in termini economici non offre vantaggio alcuno, è stato concesso a una compagnia inglese con interessi alle isole Falkland, la Rockhopper Exploration Plc, la quale in Italia ha acquistato le quote della Medoilgas, oggi denominata Rockhopper Italia. Quest’ultima oltre che in Abruzzo ha titoli minerari anche in Puglia e in Basilicata, dove dovrebbero iniziare nuove estrazioni nel 2016. Cosa estrarrà la Rockhopper davanti alle coste abruzzesi? Un petrolio scadente in quantità irrisoria, lo 0,2% del fabbisogno nazionale, e poi gas per lo 0,001% del fabbisogno nazionale. Caspita! Val la pena di dispiacere gli abruzzesi e di far correre loro dei pericoli per così poco? E’il falso spirito pratico renziano che deve avanzare e non certo la logica o il rispetto per l’ambiente. Tantomeno il rinnovamento.

 

L’Italia dunque preferisce compiacere le compagnie petrolifere che hanno sempre negato una correlazione tra mutamenti climatici e combustibili fossili mentre Obama si pone il problema di invertire la rotta per evitare che la castrofe climatica giunga a un punto di non ritorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(13 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©mila mercadante 2015 ©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

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