di Il Capo
Se avete avuto la (s)ventura di seguire il programma di Giovanni Floris su La7 martedì sera, avrete visto l’onnipresente Salvini (qualcuno ce lo spiega come può essere che un uomo come lui sia perennemente in televisione?), sorridente e tronfio nella sua sicurezza di essere vincente. Così sicuro da essere riuscito addirittura a presentarsi come un moderato convincente. Sapete, voi che ci leggete, che non nascondiamo da che parte stiamo quando ce n’è bisogno, ma che ci piace dire le cose come stanno. Matteo Salvini dice delle cose condivisibili da gran parte degli Italiani quando parla di immigrazione sottolinenando che “l’immigrazione deve essere gestita in modo intelligente”, perché in questo paese l’immigrazione è sempre stata gestita in modo scellerato. Pretende di dire il giusto quando parla di “prodotti italiani” e poi Floris lo sbugiarda rendendo noto che la felpa che il leghista indossa è di produzione francese (un omaggio a Le Pen?).
Ma l’Italiano che segue Salvini in tv ha la memoria corta (e Salvini lo sa) e preferisce dimenticarsi che è stata la Lega con i suoi ministri dell’interno, con la spaventosa Bossi-Fini, una legge indecente, fascista e razzista, ad impedire una reale integrazione della popolazione immigrata che rimane straniera anche dopo generazioni (non mi soffermo sul capitolo Ius Soli o Ius Sanguinis, per non annoiarmi, ci, vi…); l’Italiano che segue Salvini in tv preferisce dimenticarsi che l’Africa del Nord è devastata da una guerra civile che dalla Libia arriva fino in Asia, all’Iraq, con centinaia di migliaia di persone che sfuggono dai mercenari tagliatori di teste dell’Isis che si spacciano per buoni musulmani quando sono solo schifosi assassini: mi piacerebbe sapere cosa Salvini farebbe se si trovasse in quello condizioni.
Ma lui non è in quelle condizioni: è un milanesotto tronfio, borghese ed antipatico con un ego spropositato, disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vuole (che è il potere, di cui s’inebria, bastava guardarlo seduto sulla sua poltrona di futuro reggente protempore), anche a piazzare un cittadino nigeriano come responsabile immigrazione del suo partito (il che testimonia non tanto la bontà di Salvini, ma la corruttibilità dell’animo umano quando il potere s’affaccia all’orizzonte), anche a creare una cordata politica con Putin – che ha già incontrato in diverse occasioni; quel Putin che è uno degli elementi di destabilizzazione dell’Europa più pericolosi e con il quale sembra che il buon Salvini abbia tante cose di cui parlare.
Mi sembra di ritornare agli anni ’70, c’ero già ahimé, quando certi dirigenti comunisti facevano qualsiasi cosa per ingraziarsi il potere dello Zar di turno possibile portatore di nuove idee e di – magari – generose elargizioni. E francamente le mosse di Matteo Salvini mi fanno capire un po’ meglio la rabbiosa reazione di Camusso nei confronti di Matteo Renzi.
Matteo Salvini è politicamente preparatissimo, ma ha un punto debole. E’ la vanità. E sarà quella a perderlo.
(10 dicembre 2014)
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