di Iosonodio
Lo scrivo proprio come se fosse una cosa seria, ma Rosy Bindi, Gianni Cuperlo e Stefano Fassina una volta fuori dal Pd, visto che pare proprio che quella sarà la strada, sono davvero convinti di fare il pieno di voti? Sono così sicuri di essere l’ago della bilancia?
La domanda sorge (quasi) spontanea dopo la votazione alla Camera sul Jobs Act, che vedremo cosa sarà una volta uscito dal Senato, nella quale all’interno del Pd si forma una frangia di 29 persone e casualmente tra loro ci sono gli ex patroni del partito fatti fuori dal ciclone Renzi alle ultime primarie con un plebiscito interno che ha catapultato l’ex sindaco di Firenze sulla poltrona di Palazzo Chigi in pochi mesi.
Vorrei proprio vederli questi tre, leader di un partito che si definisce progressista e che si spaccia per qualcosa che sta più a sinistra dell’attuale Pd (non che sia difficile starci), impegnati in campagne elettorali tese a smuovere gli animi degli elettori, soprattutto i più giovani, e stimolarli verso il verbo. Il loro. Fateci il piacere.
Ve le ricordate le apparizioni televisive di Gianni Cuperlo quando per non addormentarvi pregavate famigliari ed amici di prendervi a sberle? Ricordate i deliranti soliloqui di Rosy Bindi contro coppie di fatto, diritti della donna, parità di genere? Il suo astio senza fine nei confronti di Renzi e di chiunque fosse contro le sue idee retrive (la ricordo paonazza ad una festa de l’Unità qualche anno fa costretta a rispondere ad una domanda sgradita lanciata da un iscritto al partito); la ricordate? E Stefano Fassina? Ve lo immaginate arringare le folle argomentando sulla CGIL che condiziona le elezioni con l’astensione accusando chi si scontra col sindacato di essere responsabile con la sua condotta della mancanza di appeal politico della fassinica dialettica?
Se hanno coraggio questi tre folgoranti leader della sinistra moderna sbattano la porta, rinuncino alla poltrona e si facciano un partito nuovo nuovente, direbbe mio nonno, così da dimostrare la loro reale forza politica e l’innovazione di cui saranno portatori sottoponendole al giudizio degli elettori.
Tutto il resto è fuffa.
(25 novembre 2014)
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