Non è fantastico questo partito sull’orlo del baratro che anziché giocare la carta che tutti i sondaggi danno per vincente con larghissimo margine, si perde in mille rancorosi rivoli e cerca in tutti i modi di sbarrargli la strada?
Non è tutto italiano questo desiderio di cambiare le regole per far perdere il cavallo vincente?
Epifani è stato chiarissimo: distinzione segretario/candidato premier, congressi slegati dalle candidature nazionali, leader Pd scelto dagli iscritti. Insomma un genio. Che ha provocato le ire di renziani e giovani turchi.
Un partito, il PD, progressista nelle parole, ma iperconservatore nei fatti, soprattutto in quelli relativi alle correnti interne, agli assetti di potere, a quello che deve comandare a vita, a nomignoli, alle amicizie di chi con chi che se vado con quello poi l’altro se va al potere mi fa saltare. Un partito che non conosce la strategia del “vincere” (ed infatti ha sempre perso) perché tra chi è capace di vincere e gli equilibri interni tra le correnti ha sempre scelto le seconde.
E davanti ad un Movimento nato evidentemente per distruggere il PD e non per il cambiamento, le armi dovrebbero essere altre.
Come ad esempio il mettere a disposizione del partito gli eccellenti amministratori che il partito cresce, e fare loro governare l’Italia per farla vincere. Perché si può.
Basta con il primato del partito su tutto il resto.
©gaiaitalia.com 2013 tutti i diritti riservati riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)