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La società del non ascolto e del fate quel che dico mentre io faccio quello che mi pare

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di Vittorio Lussana

La denatalità è un problema enorme. E se si lascia l’iniziativa totalmente nelle mani delle destre conservatrici e religiose, non si farà alcun passo in avanti. Anche perché, a destra i comportamenti concreti sono completamente discordanti dagli stereotipi proposti. Tuttavia, il problema esiste anche a sinistra. A dimostrazione di come tale questione non abbia affatto una connotazione ideologica.

Nei giorni scorsi è uscito un articolo di Massimo Fini su Il Fatto Quotidiano che rappresenta una vera e propria ritirata maschile. In breve, si dà la colpa della denatalità interamente alle donne, divenute ciniche e aggressive. Per millenni, noi uomini abbiamo giudicato l’universo femminile come composto da due sole categorie: le madri e le prostitute. E oggi che la frittata si è completamente ribaltata sono loro le edoniste colpevoli di tutto: tutto molto originale, bravi. Se invece si comprendesse che la religione ha molte responsabilità, si capirebbero molte cose. Eppure, non lo si fa. O quanto meno, non lo si dice. Anzi, spesso si pone l’esempio dell’Afghanistan, che in tema di diritti non è certamente un modello da seguire. Eppure, sembrerà pazzesco, ma quando si va alla ricerca di un sistema, si vanno sempre a prendere i riferimenti peggiori, cioè quelli teocratici. Per la serie: pura voglia di farsi del male…

Era chiaro e lampante da decenni che si dovesse affrontare il problema, perché il trend dell’avanzamento femminile, in termini sociali, era indiscutibile. Ma la cosa veniva snobbata o semplicemente evitata, anche a sinistra: ero io che volevo scrivere e parlare “di fica”. La società e i suoi meccanismi si stavano modificando, senza che vi fosse la benchè minima idea di come riequilibrare le cose. E adesso, vi beccate i piagnistei di Massimo Fini: ben vi sta. Se siete diventati allergici all’analisi sociale, non potete certamente atteggiarvi a socialisti. E una risposta socialista classica presuppone che quando le élites hanno finito le idee, queste bisogna andarsele a cercare nel popolo. Ma quali socialisti, macché progressisti: voi non siete nient’altro che un’enorme massa di piccolo borghesi.

Dell’argomento donne, una tematica da affrontare, ovviamente, nel suo complesso, nessuna idea innovativa è stata sviluppata. Perché esisteva – ed esiste – anche un maschilismo di sinistra. Un modello di comportamento basato, sostanzialmente, sul non dialogo. Comunicatori che non comunicano: ma che bella contraddizione! Invece, con le donne si possono fare un mucchio di cose: basterebbe ascoltarle, interessarsi ai loro problemi e punti di vista, che spesso sono originali e, persino, simpatici. E invece, no: andate avanti con la solita riproposizione del mito del buon selvaggio. Si tratta di un’elaborazione rousseauiana, che vede l’uomo in semplice attesa delle scelte altrui, basata unicamente su un atteggiamento composto da frasi sintetiche ed elementari. Trattandosi di un modello giacobino, già se ne vedeva in nuce la debolezza ideologica, poiché ancorata a un’idea settecentesca, puramente quantitativa. Il pragmatismo e la quantità delle conquiste non è tutto, ragazzi. E si finisce col riproporre il solito collezionista di bambole. Stereotipi, quando non archetipi.

Anche il modello laico-illuminista fornisce una risposta parziale, dunque, puramente tattica. Si tratta, invece, di individuare una soluzione originale. Ma tale questione cozza col classismo imperante, soprattutto in Italia. Non si tratta di andare con escort o prostitute: le donne cercano semplicemente opportunità e libertà d’azione. I problemi evidenziati da Massimo Fini sono conseguenza di una società ingiusta e di un liberalismo interpretato qualunquisticamente: un modo come un altro per portare avanti se stessi. E adesso che nessuno vi vuol più, vi rivolgete al buon Gesù, perché tanto c’è sempre una parte di devote che si possono convertire facilmente. Per non dire di peggio…

Insomma, l’Italia è una società composta da una serie di gabbie opprimenti: questa è la verità. Di elaborare risposte originali, a nessuno viene in mente, neanche a sinistra. Con le donne ci si parla, si ride a crepapelle, si affrontano i problemi individuando soluzioni innovative: basta semplicemente liberarle. Il maschio italiano non è capace di modificare la propria identità? Secondo Massimo Fini, evidentemente è così: l’uomo non ha più alcun modello di riferimento. Fatti vostri, a questo punto: ce lo avete insegnato proprio voialtri, maschi dominatori, a farci i cavoli nostri. E adesso non è che potete venire a lamentarvi.

Io con le donne ci faccio giornali, riviste, ricerche, addirittura inchieste. E loro si divertono come matte: nella mia redazione sono le più attive ed efficaci. La parte maschile, invece, è vecchia già a 20 anni. Certo, la strutturazione di un giornale è anch’essa gerarchica. Ma solo per questioni organizzative, non perché il sottoscritto ami comportarsi da tronista, come nelle trasmissioni di Maria De Filippi. Le donne bisogna solo stimolarle e motivarle. E si trovano tutte le risposte che si vuole. Poi, c’è anche quella che si rifugia nel conservatorismo religioso, pretendendo che un uomo si comporti come una sorta di Gesù personale, pienamente rispondente alle esigenze del modello evangelico. Perché anche Gesù Cristo, a suo modo, rimorchiava

E qui siamo arrivati al punto: chi cerca la perfezione non è destinato ad andare lontano e, anzi, cammina all’indietro. Sempre. Uomo o donna che sia. Non si tratta affatto di modelli religiosi da tirar fuori dalla soffitta, ma di normalissima antropologia della vita quotidiana. A destra ci si rifiuta di abbandonare i modelli vetusti. E anzi, si cerca di rielaborare vecchie formule, come “Dio, Patria e Famiglia”: tanti auguri. A sinistra, viceversa, si punta sui diritti civili, per finalità puramente mediatiche e strumentali: oltre non si va. Poi arriva Massimo Fini, che ci dice, volgarmente: “Tanti saluti al cazzo”!

Se continuerete a essere così assurdi e prevedibili, saranno le donne a comandare. E io di ciò non mi lamento, perché esse sono libere, originali, riconoscono il senso del limite anche quando discutono o, addirittura, litigano. Esattamente come nel finale de La ragazza con la pistola in cui il classico maschio latino si ritrova sedotto e abbandonato da Monica Vitti. Un modello talmente scontato da risultare prevedibile anche nella battuta finale: “Puttana eri e puttana sei rimasta”! Mentre invece, siete proprio voi dominatori ad aver imposto una società del non ascolto.

E così facendo, oggi non ci capite più niente…

 

 

(18 maggio 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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