di Giovanna Di Rosa
Erdogan alza il prezzo e dice di volere “garanzie” per accettare l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Cosa ci sia da garantire non è chiaro, ma il mercato è mercato e il leader turco lo sa bene, in più uno degli insopportabili difetti della Finlandia è quello di accogliere a braccia aperte, quasi fossero umani, quei cittadini Curdi che erano protagonisti dell’augusto tiro a segno di Erdogan e Putin in Siria. Anche la Svezia ne ha accolti a migliaia. E non si sa mai.
I turchi hanno già reso noto a Svezia e Finlandia di essere leggermente irritati inviando addirittura ai due governi doto di quelli che loro chiamano “terroristi curdi”, che si volevano far scomparire perché “terroristi”, radendone al suolo le case e il problema è stato reso noto dal ministro turco Mevlut Cavusoglu, nero su bianco, come da ordini del Capo supremo.
Poi il gioco si svela: Erdogan vuole prima riempirsi lo zaino poi calarsi le braghe quindi chiede che “Finlandia e Svezia smettano di sostenere e ospitare sul loro territorio le organizzazioni curde (che Ankara considera terroristiche, anche quelle umanitarie) e cessino l’embargo sull’esportazione di armi verso il Paese i cui cambi costituzionali degli ultimi anni sono stati ispirati direttamente da Putin. Come si nota i saldi principi e le ferree opposizioni non sono mai né principi ne ferree, alzano solo il prezzo. In più va considerato che se da un lato è vero che nella Nato occorre l’unanimità, è altrettanto vero che a comandare non è l’unanimità, ma gli Stati Uniti che trovano sempre ottimi argomenti per convincere l’ennesimo democratico illiberale della triste storia recente d’Europa.
(16 maggio 2022)
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