di Massimo Mastruzzo*
Questi sono i dati più recenti disponibili dall’ISTAT su occupati e disoccupati in Italia:
– Occupati: 24 milioni 332 mila (+0,2% rispetto a gennaio 2025, +2,4% rispetto a febbraio 2024)
– Disoccupati: in calo del 4,9% rispetto a gennaio 2025, pari a -79 mila unità. Il tasso di disoccupazione scende al 5,9% (-0,3 punti)
– Inattivi: 32,9% (+0,1 punti rispetto a gennaio 2025)
Maggiore è l’aggregazione dei dati in categorie generiche, minore è la possibilità di distinguere tra le diverse componenti del campione. Tramite la disaggregazione è al contrario possibile analizzare i diversi sottogruppi che si distinguono rispetto a variabili quali ad esempio età, genere, luogo di residenza, reddito, occupazione, disoccupazione, eccetera.
Disaggregando i dati per regioni si può osservare come la disomogeneità territoriale nazionale continua a non avere eguali tra gli Stati membri dell’UE.
Il tasso di occupazione al Nord Italia è significativamente più alto rispetto al Sud, con una differenza di circa 21 punti percentuali. Al Nord, il tasso di occupazione è del 69,4%, mentre al Sud è del 48,2%. Questo divario è particolarmente marcato per le donne, con un tasso di occupazione femminile al Sud (32,5%) notevolmente inferiore rispetto al Nord (58,6%
Il tasso di occupazione nel Nord, scrive l’Istat, (69,4%) è di 21 punti superiore a quello del Mezzogiorno (48,2%) e il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (14,0%) è circa tre volte quello del Nord (4,6%).
Il divario di occupazione contribuisce inevitabilmente ad alimentare i flussi migratori, con persone che si spostano dal Sud verso il Nord in cerca di lavoro.
A pensar male si potrebbe dedurre che ci sia la volontà a voler mantenere lo status quo, la carenza di dati statistici disaggregati, e comunque la difficoltà nel reperirli, non a caso, finisce per sostituire o rallentare il processo di distribuzione dei microdati, sicuramente ne limita la consapevolezza scadendo nella più classica media del pollo
Quello che realmente manca in Italia a la diffusione di dati regionali, informazioni dettagliate su ogni regione è l’unico modo per garantire la trasparenza dell’informazione statistica, e di conseguenza poter valutare le contromisure mirate ad un determinato territorio.
Due delle priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono la riduzione dei divari territoriali tra Nord e Sud Italia e l’aumento delle opportunità per il futuro dei giovani che vivono in aree diverse del Paese. In entrambi i casi in Italia ci sono ancora «divari rilevanti e persistenti»:
Il Mezzogiorno è il territorio arretrato più esteso dell’area euro ed è utile avere a mente quali sono le differenze del Pil pro capite tra le regioni del Nord e quelle del Sud, un indicatore che dà una misura del tenore di vita registrato nelle varie aree del Paese.
I dati che Giorgia Meloni dovrebbe comunicare
Secondo i dati Istat più aggiornati, nel 2021 in Italia il Pil pro capite era pari a 28,4 mila euro: nel Centro-Nord era pari a 33,4 mila euro, mentre nel Mezzogiorno a 18,5 mila euro (si va dai 40,9 mila euro del Trentino-Alto Adige e ai 16,2 mila della Calabria).
Tasso di occupazione giovanile
Nel 2021 il tasso di occupazione giovanile, ossia la percentuale di occupati nella fascia di popolazione tra i 25 e i 34 anni, era in media pari al 62,6 per cento. Nel Centro-Nord era al 72,4 per cento, nel Mezzogiorno al 45,7 per cento (Vibo Valentia si ferma al 31 per cento): quasi 30 punti percentuali in meno.
L’emigrazione dal Mezzogiorno
Le differenze tra le macroaree sono molto marcate. Nel Nord-Ovest e nel Nord-Est il tasso migratorio è positivo e intorno a un valore pari a 3: significa che arrivano più persone di quante ne vadano via. Nel Centro il tasso è pari a -1, mentre nel Mezzogiorno è a -15. A livello regionale i maggiori dati negativi si hanno in Molise, Calabria e Basilicata con -20, mentre le regioni che attirano più emigrati sono l’Emilia-Romagna e la Lombardia.
I servizi per l’infanzia
In Italia il 59 per cento dei comuni ha attivato servizi per l’infanzia, tra cui ci sono gli asili nido tradizionali e i servizi integrativi per la prima infanzia. Al Centro-Nord la percentuale dei comuni è pari al 64,7 per cento mentre nel Mezzogiorno al 48,6 per cento.
A livello di regione si va dal 100 per cento della Valle d’Aosta e dal 99 per cento del Friuli-Venezia Giulia al 22,8 per cento della Calabria.
Il Sud ormai insofferente reagisce
A Bocchigliero, comune in provincia di Cosenza, un gruppo di giovani che ha dato vita a un movimento che raccoglie l’eredità culturale della “Restanza” ha “celebrato” il proprio funerale raccogliendo schede elettorali e licenze commerciali da consegnare al Presidente della Repubblica.
Un gesto forte, carico di dolore e dignità, per denunciare lo spopolamento e il progressivo abbandono delle aree interne che trova il sostegno e il supporto del Movimento Equità Territoriale che da sempre si pone l’obiettivo di promuovere l’equità territoriale e la giustizia sociale, riducendo le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni per un’Italia più giusta e equa, dove tutti i cittadini abbiano pari accesso ai diritti fondamentali e alle opportunità di sviluppo.
*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale
(4 maggio 2025)
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