Liberati i suoi, quelli che il 6 gennaio avevano assaltato Capitol Hill, un piccolo esercito personale di 1500 persone, Trump si è occupato di cose di secondaria importanza come ritirare gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): una decisione, questa, di una gravità inaudita che mette in pericolo la stabilità sanitaria dell’intero pianeta. E non solo per questioni economiche. Poi ha dichiarato l’emergenza energetica nazionale e promesso nuove riserve di petrolio.
Dopo avere pronunciato la frase più pericolosa, non registrata perché evidentemente ritenuta innocua, quella cioè che raccontava “Sono sopravvissuto all’attentato perché Dio vuole che l’America torni grande” (grazie a me, è evidente). E siccome Dio lo ha voluto lui farà ciò che vuole (in nome di Dio?, ndr). Anche cominciare la distruzione di tutto ciò che non è a marchio USA a partire dalla salute mondiale e dal clima.
I diciotto mesi che separano l’America dalle elezioni di mid-term passano in fretta e temiamo non siano un tempo sufficiente a far sì che gli Americani che l’hanno votato rinsaviscano.
(21 gennaio 2025)
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