di Paolo M. Minciotti
La patria del politicamente corretto, con tutti gli alfieri in fila a difenderlo e ad insegnarci, a noi che siamo contadinotti ciò che si poteva e doveva fare e quello che invece era proibito in nome del rispetto di tutti, neri e bianchi, belli e brutti, gay, bi, lesbiche e trans, ha rivoluzionato tutto in un batter di ciglia bianche (quelle di Trump) e si è prontamente genuflesso alla nuova ondata d’odio amerikana contro un nuovo nemico: quella che ora chiamano l’ideologia woke è la stessa che muoveva prima, applicandolo a volte in maniera ridicola, il politically correct. E’ sempre la stessa merda. Prima la giravano a destra, ora a sinistra. Ma il puzzo è lo stesso.
Ed è puzzo di odio contro coloro che le minoranze le vogliono difendere sul serio; contro coloro che ritengono (e hanno ragione) che sia vergognoso che il mondo sia in mano a una oligarchia di ricconi che ora pretende anche di dominarli dall’alto dei satelliti; che non si possa avere a capo della propria nazione un condannato; che non si possa riscrivere la storia dando la colpa a chi la storia la difende; che non ci si possa inventare che una pugile donna a tutti gli effetti venga dichiarata transgender per il gusto di scrivere; contro coloro che sono addirittura persone perbene che addirittura rispettano il prossimo. Tutto quello che fino a poche settimane era giudicato corretto è diventato ora l’orrenda ideologia woke contro la quale lottare a tutti i costi e con qualsiasi mezzo.
Perché se non hanno un nemico contro il quale lottare non sono nulla e non sono nessuno.
Così via alla dichiarazioni sulla democraticità di Hitler; sull’Unione Europea illiberale e censoria; sul disprezzo per l’essere tutti uguali di fronte alla Legge; sulle radi concentrazioni di potere che vogliono fare quello che cazzo gli pareo sulle spalle di chi sta gradini sotto nella scala sociale. E tutti i gatti miao (Meloni inclusa che parla genericamente di censura dei social a Trump decidendo di lasciare da parte i motivi che a quell’oscuramento portarono).
Dunque l’Unione Europea ha molto lavoro da fare: a cominciare dal diventare un Unione vera (e fuori chi non ci sta) con una politica unitaria, una difesa unitaria, un sistema satellitare comune, un buon senso comune che suggerisca che non è con la Pec europea che si uscirà da un tunnel pericoloso di cui si vuole ignorare l’esistenza da troppe legislature.
(13 gennaio 2025)
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