di Alfredo Falletti
Il 19 dicembre, un giorno prima di rientrare in Italia, Cecilia Sala è stata arrestata mentre si trovava in Iran. E questa sarebbe una notizia già di per sé gravissima considerando che Cecilia Sala è una giovane e bravissima giornalista italiana dell’agenzia Chora che è presente in Iran in accordo con le autorità iraniane e ciò è un secondo aspetto che aggrava il primo, quello di aver arrestato una giornalista straniera.
In realtà, Cecilia Sala non è stata soltanto arrestata, ma è stata privata della libertà di comunicare al mondo lo stato nel quale versano le donne in Iran; è stata privata della libertà di far sapere di quanta solidarietà e attività concreta abbiano bisogno le donne che nei fatti sono prigioniere in Iran pur non essendo rinchiuse nelle prigioni di quella enclave medievale tragicamente soggiogata da una casta di soggetti aggrappati ad un mondo che non esiste più e che, tuttavia, non disdegnano di mandare figli e parenti a studiare fuori da quel mondo, tra le braccia del “grande satana” occidentale.
Del resto è difficile credere che Cecilia Sala stesse andando in Iran per fare servizi sulla cucina della Mesopotamia o sulla abilità degli artigiani iraniani di creare tappeti.
E si, perché altrimenti non si spiegherebbe come mai Cecilia Sala, giornalista in prima linea in teatri “difficili” in giro per mezzo mondo, compresa l’Ucraina, fosse in possesso di un regolare visto giornalistico, e che in una decina di giorni avesse già pubblicato alcuni reportage su come stesse cambiando lo scenario in Iran dopo la caduta del dittatore siriano Assad.
Quella stessa Cecilia Sala che ha anche vinto dei premi prestigiosi ed addirittura uno per un’intervista proprio al vice presidente iraniano.
È quindi pacifico che si tratti di una situazione aberrante quanto paradossale di schizofrenia del regime incapace di gestire questo nuovo corso storico interno che vede un pericolo mortale in ragazzine che si rifiutano di portare il velo sul capo, fino a determinarne la loro morte dopo torture in prigioni per dissidenti, autentici mattatoi di stato, facendosi però sbeffeggiare da una ragazzina che per protesta, dopo essere stata ripresa da “Guardiane della Rivoluzione” perché senza velo, ha pensato bene di mettersi in slip e canottiera in piena piazza come per urlare silenziosamente siete ridicoli; siete una caricatura di voi stessi. Ed è questa caricatura che, tardivamente, ha fatto determinare le autorità iraniane di privare Cecilia Sala della libertà di far sapere al mondo occidentale, quello che esporta democrazia, quello che che sa già, ma che ipocritamente e per omertà legate a interessi commerciali – sempre i soliti infami interessi legati al denaro – cerca in qualche modo meno ridicolo ma molto più colpevole, di non vedere.
Si riporti Cecilia Sala a casa. Si restituisca a Cecilia Sala quella libertà ormai scomoda anche per l’Occidente stesso.
(28 dicembre 2024)
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