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Sulla straziante e permanente solitudine “dell’infosfera globale”

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di E.T.

La solitudine del genio comincia dalle piccole cose. Dal vergare un discorso incomprensibile, ad esempio, così da non rischiare di essere confusi con coloro che lo hanno preceduto. E visto il predecessore, non si può certo contestare la scelta.

Così si può cominciare un discorso che inizierà, culminerà e terminerà parafrasando cose che altri hanno già detto meglio; si cambiano due parole qua e là – dove era “filosofia” si infila un “conoscenza” – si parla poi di paradigma, di rivoluzione epocale in linea con la rivoluzione del nulla teorizzata dai vertici meloniani con contorni di Salvini, ci si arrischia sulle alte vette delineanti un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale. Persino gli scuri delle finestre dei palazzacci romani applaudivano. Gli inquilini delle stanze si sganasciavano, probabilmente, ma è il solito pettegolezzo delle infami gole profonde parlamentari. Un ambientaccio.

Si potrebbe dunque affermare, essendo armati della stessa incoscienza che troppi manifestano, che basti andare nel senso contrario del governo che si rappresenta, tutto incentrato sul non dire niente e dirlo male, focalizzandosi sul parafrasare Hegel convinti di farlo bene (in onore alla propria laurea tardiva, ma meglio tardi che mai, e tante congratulazioni Sig. Ministro) incuranti del fatto che tutto quello che può essere citato da Hegel, Hegel stesso lo ha già detto e scritto meglio.

Naturalmente in questo modo si evitano gli sfondoni geografici alla Sangiuliano, il famoso Times Square di Londra, o quello equamente esilarante sul Dante di destra, perché tocca essere più realisti del re per poi rovinare clamorosamente al suolo come un giullare qualsiasi, e ci si può affidare, lucidamente, come stella che saetta in un universo oscuro, tronfia della sua luce (ma è una stella che è già diventata buco nero nel momento in cui la percepiamo coi nostri poveri sensi) a un “entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione e, per converso, l’apocalittismo difensivo”.

Magari di tutto questo non si è capito nulla, ma si è fatta la propria porca figura. E marcato una diversità intellettuale. E di questi tempi, come insegnano i falliti da sociali che propongono le loro inesistenti vacanze con foto di altri, l’importante è apparire. Il resto è sempre (purtroppo) al di là da venire. Questo, naturalmente, se gli rimane tempo sufficiente prima del suicidio politico di chi tira il carro (e non si può più permettere di scudisciare i buoi).

 

 

(9 ottobre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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