di Marco Biondi
Non so cosa ne pensiate voi, ma io credo che sia un grave errore politico il fatto di presentare il simbolo di partito con il nome del segretario, soprattutto alle elezioni europee. Cerchiamo di capirci: Fratelli d’Italia (con sorelle e cognati) dice Meloni, la Lega, dice Salvini premier (e dimentica il mai), persino Forza Italia non rinuncia a mettere nel simbolo il nome del de cuius.
Ora, non è che i “nuovi” si distinguano per innovazione: Azione continua a dire Calenda (che dice che non gli piacciono i partiti “padronali”), il fantasioso Cateno De Luca si presenta come Cateno de Luca (sic!), persino chi raccoglierà a mala pena i voti dei parenti più stretti non rinuncia a ”metterci il nome”, come Cappato o la coppia rossobruna Rizzo e Toscano.
L’ultima polemica interna al PD è riuscita a scatenarsi attorno alla proposta di mettere nel simbolo del partito il nome di Schlein. Tempo ventiquattro ore e la segretaria ha detto che no, il nome nel simbolo no, temo in seguito a una serie di improperi ricevuti dai suoi dirigenti che le hanno ricordato che persino Renzi, ai tempi del 40% aveva rinunciato a mettere il proprio nome nel simbolo. Se consideriamo che del “ragazzo” tutto si potrà dire fuorché che non sia uno sufficientemente pieno di sé, direi che Elly, con la sua uscita, ha spiazzato quasi tutti. Così grossolano che ha fatto marcia indietro.
Detto ciò, passo a spiegare perché lo ritengo un errore. Nessuno (e dico nessuno!) di coloro che ho nominato, siederà MAI al Parlamento Europeo. Ora, mi dico, perché chiedere un voto su uno o una che già sa che non si muoverà da Roma? Temo, che la risposta sia semplice e riassumibile nel popolano “Ndò cojo cojo”. Voi dateci i voti che poi ci pensiamo noi a cosa farne. Perché a circa un mese e mezzo dalle votazioni, quasi nessuno ci ha detto che programma presenta, alcuni non sanno nemmeno in quale gruppo eventualmente andranno e alcuni persino nemmeno sanno se resteranno nel gruppo per il quale dicono di presentarsi si presentano.
Con quello che sta accadendo nel mondo che ci circonda, avere le idee chiare su “che” Europa volere e come si pensa di cambiarla per farla diventare finalmente un’entità con peso “politico” e “economico” nel sistema mondiale, dovrebbe essere il minimo. Invece sembra proprio solo una caccia alla poltrona, per farne cosa non si sa. Alla fine ognuno ha ciò che si merita. E noi, questa pochezza in politica, forse ce la stiamo proprio meritando.
(22 aprile 2024)
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