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HomeIl CommentoDalla Tunisia un nuovo strombazzar di accordi

Dalla Tunisia un nuovo strombazzar di accordi

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di Giancarlo Grassi

Dunque la presidente del Consiglio Meloni ha firmato un nuovo accordo con la Tunisia e mentre aspettiamo di capire l’effetto che farà, si capisce sempre molto dopo le dichiarazioni alla stampa, ci soffermiamo su una sua dichiarazione citata da Radio24 che parlava di arrivi in Italia di “quote di cittadini tunisini formati”. Preme ricordare che quando Ben Alì fece un accordo simile con l’Italia invece dei cittadini formati arrivarono delinquenti, quelli che lui aveva fatto uscire dalle galere del paese per liberarsene. Un dettaglio per chi ha la memoria corta. E sono sempre di più.

“Cittadini tunisini formati” cosa significa? Immaginiamo, dato il pragmatismo politico della leader di FdI e presidente del Consiglio, che si riferisca a persone capaci di integrarsi nel mondo del lavoro italiano grazie alle loro competenze e alla formazione a loro garantita [sic] nel loro paese d’origine. Conosco abbastanza quel paese per sapere che la scuola insegna poco, che i corsi di formazione sono quello che sono e che non esiste equipollenza tra i titoli di studio conseguiti in Tunisia e la loro applicazione in Italia.

Recita il sito del ministero degli Esteri: “I titoli di studio stranieri non sono automaticamente riconosciuti in Italia. I cittadini non italiani interessati al riconoscimento dell’eguaglianza di valore e di efficacia (“equipollenza”) dei propri titoli di studio stranieri (conseguiti in Istituti di istruzione ufficialmente riconosciuti) ai corrispondenti titoli di studio italiani possono presentare una domanda tramite l’Ufficio studenti del Consolato”.

Poi è vero che è possibile, attraverso procedure farraginose, complicate, un numero quasi infinito di telefonate e appuntamenti, che i tunisini che proprio vogliono venire in Italia a tutti i costi e lavorare applicando i loro studi, riescano ad ottenere quel famoso documento che garantisce la validità del loro titolo di studio in Italia.

Peccato che per la procedura appena elencata occorrano soldi che spesso le famiglie tunisine non hanno. Uno stipendio medio in Tunisia è di circa 761 dinari  (una baguette costa 0,600 dinari, se una famiglia ne mangia cinque al giorno spende 3 dinari solo per il pane – 120 dinari al mese – e se sei malato paghi la visita, le medicine, la farmacia e l’ospedale) a proposito di chi favoleggia di vita lussuosa nel paese (ma con gli euro in tasca). Dunque questi “cittadini tunisini formati” per venire a lavorare in Italia devono affrontare un lungo percorso burocratico irto di ostacoli: per questo vanno a lavorare in Francia e di qua passano e basta. Poi c’è la questione dei documenti ufficiali: tanti anni fa portai in Italia dei danzatori tunisini ai quali richiesi, su precisa indicazione delle autorità, documenti ufficiali legati alla loro professione. Scoprimmo, una volta che questi erano arrivati in Italia, che i documenti non erano ufficiali per niente. E passammo i nostri guai. Giusto per raccontare quanto sia facile procurarsi nel paese documenti non proprio in regola che sembrano perfettamente in regola.

Ma stiamo al racconto di Meloni nella conferenza stampa senza giornalisti. Il sospetto è che la presidente del Consiglio tema una vera e propria invasione grazie alla bonaccia delle acque che separano Tunisia e Sicilia che l’estate porta con sé. E ha ragione. Dunque ha bisogno del presidente tunisino più di quanto lui non abbia bisogno di Meloni. Lui l’ha scelta l’ha già fatta. Ed è Putin, non l’Italia. E’ la Russia che controllerà che le elezioni-farsa in Tunisia senza nessuno degli avversari politici di Saied (tutti in galera) siano in regola [sic], non l’Italia. Non l’Europa. Non Meloni. E davvero non si capisce questa fascinazione tutta meloniana per i dittatorelli che strapazzano costituzioni e cittadini – anche se a voler pensare male si capirebbe benissimo, ma qui nessuno vuole pensar male.

Dunque giornalisti non accreditati al Palazzo presidenziale, e quindi nessun giornalista in sala stampa, per volere di Saied; un intervento sintetico di Meloni e le immagini che sono quelle di Palazzo Chigi perché neppure la televisione tunisina è ammessa. “Sono molto contenta”, è la dichiarazione. Beata lei. Quale sia il contenuto dell’accordo noi non lo sappiamo.

Ciò che sappiamo lo sapete anche voi: la volta scorsa Saied disse sì a tutto e fece esattamente quello che voleva lui, fregandosene degli accordi con Meloni e Von der Leyen. Dunque non resta che aspettare i “cittadini tunisini formati” di cui si parlava. E la calma piatta delle acque del mediterraneo in estate. Auguri.

Un ultimo dettaglio: il presidente Saied è il politico che si è inventato un complotto ordito da sedicenti subsahariani che volevano sostituire, in un delirante incubo da pulizia etnica, i tunisini a casa loro e ha istituito dei campi di prigionia – pare a livello di lager – dove i subsahariani vengono imprigionati e vivono in condizioni durissime. Tutto è noto, in Italia e in Europa, ma si continua a elargire denaro denaro pubblico che finisce nelle tasche del lupo e non risolve i problemi.

 

 

(17 aprile 2024)

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