di Alfredo Falletti
Politica ondivaga sui migranti, scandali pseudo imprenditoriali, difesa delle prebende di casta. In tutta questa “attività” nessuno si rende conto che l’Italia sta perdendo la linfa vitale rappresentata dai giovani diventando uno dei paesi con la più alta età media al mondo e la più alta in assoluto tra i ventisette Paesi UE: 48 anni e un rapporto tra anziani e cittadini in età lavorativa pari al 37,5%. E il futuro?
Innumerevoli le cause che hanno portato a questa grave situazione economica e sociale e sarebbe riduttivo attribuirle alla politica (pur sempre assente quando ci sia da decidere delle sorti del Paese e della cittadinanza), perché individuabili anche in alcuni tra i grandi momenti storici fondamentali.
Piano Marshall (al sud il 13,4% invece del previsto 70%), riforma agraria – con il suo colossale sistema clientelare – che avrebbe potuto essere una occasione storica, Casmez (i cui fondi furono incassati solo dal 25% di chi ne avesse i requisiti), aziendalizzazione di sanità, scuola, comunicazioni, trasporti gestiti nell’ottica del maggior profitto possibile e non più per dare un servizio alla parte più debole del Paese; PNRR (un programma troppo complesso ed elefantiaco per esser gestito con le logiche di chi abbia creato un sistema di cantieri ultra trentennali con “incompiute” imbarazzanti, appalti mai chiari ed una rete di subappalti ai quali sarà interessante assistere, in futuro, alla luce del nuovo Codice dei Lavori Pubblici opinabile in termini di trasparenza e gestione delle assegnazioni.
Ma torniamo al problema “invecchiamento” non solo dovuto alla natalità in crisi, ma anche e soprattutto all’abbandono della propria terra da parte dei giovani che vanno a cercare “casa & patria” altrove. Negli ultimi 15 anni oltre due milioni di persone, in massima parte giovani, si sono spostate per andare a lavorare o a studiare all’estero e questo trend è in continuo aumento. Nel solo 2021 questo Paese ha visto partire per l’estero circa 150.000 giovani. I tre quarti di questo flusso sono costituiti da meridionali, in gran parte laureati o diplomati che imboccano quella che viene definita la “via dello sviluppo” perché visti da chi li accoglie come una risorsa in ogni campo dalle attività manuali a quelle di maggior specializzazione anche scientifica e questo fa la differenza con l’emigrazione degli anni ’60 e ’70. Entro i prossimi trenta/quarant’anni rimarrà una popolazione esponenzialmente più vecchia di quella odierna che non potrà esser più “mantenuta” dalla popolazione attiva, come denunciato anche dal quotidiano Avvenire.
Ma quanto costa ad una famiglia un figlio prima di vederlo andar via? Nel primo anno di vita, secondo Bankitalia, la spesa complessiva varia da 7.000,00 a 17.000,00 euro ed il trend è in aumento. A ciò si aggiungono le incertezze e la paura crescente nel futuro per le sempre più frequenti crisi internazionale che coinvolgono in prima persona il Paese incapace di tutelare la sua parte più debole. Rincari e precarietà spingono proprio i giovani ad andar via e comunque a rinunciare a creare una famiglia. La contrazione delle nascite del 35% in quindici anni, nonostante l’apporto di natalità dato dalle famiglie di stranieri, viene aggravata dal dato che oltre il 12% delle famiglie vivono in povertà assoluta e la disoccupazione media delle donne con un figlio minore è al 37%, dato che al sud sale al 59%. Asili nido, doposcuola, strutture ricettive per minori che consentano ai genitori di lavorare sono le grandi mancanze che inghiottono speranze e volontà di metter su famiglia facendo decidere di andar via creandola altrove. Rispetto a questo panorama stridono i dati che pervengono dalle banche che stanno avendo un periodo aureo confermato anche dai primi mesi del 2023. Value Partners ha stimato che nel 2022 i cinque maggiori Istituti (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper) abbiano ottenuto profitti per quasi 13miliardi, con un aumento del 66% rispetto ai 7,68miliardi del 2021. Eppure questi risultati non originano alcun beneficio alla clientela che continua a pagare altissimi tassi di interesse su mutui e prestiti, né danno opportunità ai giovani di stipulare mutui a condizioni accettabili o ottenere prestiti per creare lavoro.
E il Paese invecchia inesorabilmente mentre portavoce e ministri sciorinano dati da Paese delle Meraviglie, ma di Alice, ormai, non se ne vede più traccia.
(10 luglio 2023)
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