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Quando la presidente del Consiglio parla di crescita, di quale Italia parla?

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di Massimo Mastruzzo*

Intervenendo all’assemblea generale di Assolombarda, Giorgia Meloni ha detto che i dati sulla crescita italianadimostrano un’affidabilità maggiore rispetto al resto dell’Eurozona“. In merito al Pnrr, secondo Meloni “non è in gioco il governo, ma la modernizzazione dell’Italia e la sua credibilità a livello internazionale“, mentre sostiene che la transizione ecologica non può portare a “smantellare la nostra economia e le nostre imprese“.

Non è però chiaro a quale Italia si riferisca la Presidente del Consiglio, visto che la disomogeneità territoriale nazionale è talmente ampia da non avere eguali tra gli altri stati membri della UE, non a caso questa unicità ha contribuito a far assegnare all’Italia la somma maggiore dei fondi del PNRR. Non a caso, nel frattempo che Sala e Fontana, intervenendo a loro volta assemblea di Assolombarda, lanciavano appelli per accelerare il processo per l’autonomia differenziata, due ex presidenti della Corte costituzionale come Giuliano Amato e Franco Gallo, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini, aprivano una crepa pesante nel Comitato tecnico chiamato a costruire l’infrastruttura sull’autonomia, dichiarando: “Siamo costretti a prendere atto che non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del Comitato” per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni.

Bisogna ricordare che la determinazione dei Lep è necessaria per assicurare in tutto il territorio nazionale l’esercizio dei diritti civili e sociali superando quelle inaccettabili e incostituzionali disuguaglianze consolidate nel tempo ad esclusivo danno del Mezzogiorno d’Italia. In merito all’autonomia differenziata richiesta in funzione della crescita delle proprie Regioni dai governatori del nord Italia, sarebbe opportuno ricordare i dati l’istat nel 2022 che certificano che il Pil italiano è aumentato del 7,3% nel Nord, del 4,1% nel Centro, e solo del 3,5% nel Sud.

Per quanto riguarda invece la transizione ecologica, che vede lo scetticismo della Presidente Giorgia Meloni e del suo governo, gli scienziati rispondono dicendo che El Niño renderà probabilmente il 2024 l’anno più caldo mai registrato e potrebbe contribuire a spingere il mondo oltre il confine degli 1,5° C di riscaldamento globale.

In un comunicato della stessa Wmo, agenzia specializzata dell’Onu, annuncia che El Niño “Aumenterà di molto il rischio di battere i record di temperatura e innescherà più caldo estremo in molte parti del mondo e degli oceani”. Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas scrive un avvertimento ai governi di tutto il globo, perché “si preparino a limitarne l’impatto sulla nostra salute, sugli ecosistemi e sulle economie”. Intervenire tempestivamente, anzi preventivamente, è fondamentale per “salvare vite”. E non solo delle genti di destra alle quali questo governo sembra guardare con partigiana esclusività.

*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale

 

(6 luglio 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 



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