di Vittorio Lussana
Vabbè, alla fine mi sono rassegnato: scriverò di Sanremo. Soprattutto, tratterò dei vari monologhi degli ospiti, perché delle canzoni non ho seguito niente, quest’anno: ogni volta che qualcuno presentava un brano, mi veniva da cambiare canale.
Lo so: sono musicalmente saturo. Ormai è difficile che scorga qualcosa che mi entusiasmi. Sono diventato come mio padre, quando riascoltava Bruno Martino, quello che odiava l’estate. Un brano che, oggi, non considero brutto e, forse, neanche allora. Quel proprio non riuscivo a comprendere era mio padre, completamente ottuso nei riguardi dei brani più recenti. Oggi ho capito: è una questione di saturazione mentale. Non c’è più spazio nel cervello. Persino il successo dell’anno scorso, quello della Rappresentante di Lista, si è fatta largo nella mia testa solo dopo un bombardamento a tappeto da parte di amiche e conoscenti. Mi devo impegnare di più, lo ammetto.
In ogni caso, a parte le canzoni, che quest’anno proprio non mi hanno conquistato, passiamo agli ospiti e ai loro monologhi. Iniziamo da Chiara Ferragni. La sua lettera a se stessa ha rappresentato sostanzialmente un selfie. E’ la tesi avanzata da una delle mie redattrici. E io, sostanzialmente, sono d’accordo con questa tesi. La lettera dell’influencer cremonese era lunga: una purga, praticamente. Ho letto che pure Selvaggia Lucarelli la pensa così. Dev’essere una deformazione di noi giornalisti: per noi, ormai è normale leggere un pezzo immaginando il grafico che ti chiede: “Non ci sta in pagina, dove taglio”? E’ un passaggio professionale che ci rende spietati. Magari, in quelle 8 righe che finiscono impietosamente nel cestino, c’era un ragionamento fantastico, una conclusione mitica: la fine naturale di un pensiero esteticamente perfetto. E invece dobbiamo rassegnarci a chiudere prima. Si chiama: tirannìa degli spazi. E anche in questo, la Ferragni ha avuto più culo che anima…
Inoltre, debbo svelare una cosa: Chiara Ferragni ha copiato la frase: “Pensati libera”. E’ stata coniata da uno street artist bolognese che l’ha vergata a margine di alcuni suoi graffiti dedicati alle donne. Non l’ho scoperto io, ma una collega che me lo ha riferito. Attenzione, però: non è detto che la bella influencer l’abbia letta sui muri della città felsinea. L’artista-ideatore, infatti, l’ha riprodotta anche in altre opere presentate a Milano e in altre città. E l’ha anche postata sui social. Fuoco: molto probabilmente, Chiara Ferragni l’avrà notata mentre ‘setacciava’ Instagram. In pratica, lei ci vive su quelle pagine: dev’essere andata così.
Nella seconda serata, è stata la volta di Francesca Fagnani, anche detta: la belva. E in effetti, un poco belva lo è nelle interviste, con quel suo stile sornione. Sembra sempre che ti stia dando ragione pacificamente, ma non appena mostri un punto debole, lei lo azzanna immediatamente, con quell’aria che hanno certe romane quando stai raccontando qualcosa di stravagante. E’ un atteggiamento che, a Roma, viene definito: “Madavero”. E il taglio dell’intervista prende tutta un’altra piega: vengono fuori cose che non avresti confessato neanche al tuo psicanalista. C’è mestiere nella Fagnani: niente da dire. “Madavero? Ma che stai a dì? Dicce un po’…”.
Nella terza serata, l’ospite era Angelo Duro. A me, tutto sommato, piace come monologhista, perché ho capito quale tipo di ribaltamento logico applica per il suo personaggio. In pratica, egli interpreta la ‘stronzaggine’ dell’italiano medio, creando un effetto-specchio che a tanti italiani non piace. Inoltre, il finale è risultato misogino, con il ricordo del nonno felice di andare “a puttane”. Fiorello ha ragioni da vendere, nel prenderlo per il culo. Ma la verità è che il suo monologo non era molto adatto per Sanremo, che possiede un pubblico non targettizzato. E infatti, molti a destra – ma anche a sinistra – non hanno capito un cazzo. Gli italiani prendono tutto alla lettera. Per questo motivo sono ancora fermi alla favoletta di Adamo ed Eva. Queste cose puoi proporle a teatro, davanti a un pubblico più colto, che riesce a concepire anche l’assurdo, il bizzarro, l’irregolare. Com’era Charlie Chaplin, che dovette rifugiarsi in Svizzera per questi motivi, non venendo compreso né dall’America maccartista, né dai comunisti organici. Per non parlare di Lenny Bruce, anche lui costretto a difendersi nei tribunali americani e a morire in un cesso. E’ uno stile sofisticato. Anche se bisogna segnalare il coraggio ammirevole di Amadeus, in questo caso.
Infine, nella quarta serata, è stata la volta di Chiara Francini: la vera trionfatrice di questo 73° Festival di Sanremo. Matura, ironica, simpaticamente eccessiva, ha finalmente compreso le ‘tempistiche’ della televisione. Anche qui c’è tanta scuola teatrale: alcune amiche toscane hanno testimoniato più volte la sua lunga e dura gavetta. E infatti è arrivata tardi al successo, per la cialtronaggine vigente in tv. L’esperienza aiuta, in questi casi. Ma il bello è che la Francini è sempre stata un’attrice comico-brillante: non era poi così lontana dallo stile televisivo. Sembrava sempre sul punto di riuscire ad ‘acchiappare la scimmietta’ della classica giostra strapaese – i calcinculo – ma poi non sfondava. Finalmente, ce l’ha fatta. E si noti bene che è anche molto bella, la Francini: ha degli occhi azzurri a dir poco magnifici. Ci sono anche le rughe, purtroppo. Che però le donano, oggi, un certo fascino. Una bella signora matura giunta al meritato successo.
Infine Benigni: me lo sono tenuto per ultimo, benché abbia aperto il Festival. Ormai va di moda criticarlo, da destra e da sinistra. Sull’articolo 11 e anche intorno all’articolo 21 della Costituzione, la sua interpretazione giuridica è quella corretta. E questa cosa ha dato fastidio, perché gli italiani sono, da sempre, abituati ad adattarsi le cose, da pessimi reazionari quali sono. Sarebbe lungo approfondire tali concetti. E questa sede non è quella adatta, perché altrimenti chiudo il pezzo dopodomani. Tuttavia, non si faccia problemi il comico ‘tosco’: noi abbiamo compreso perfettamente il suo atto d’amore verso la nostra Costituzione. E questo basta e avanza. Perché quando si parla di amore vero, a comprendere si è sempre ed essenzialmente in pochi.
(11 febbraio 2023)
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