di Daniele Santi
Il governo dei piacioni viaggia a marce indietro: prima gli annunci roboanti e poi i dietrofront, perché di gloria non si è mai sazi, come il ventennio del secolo scorso insegna. Ecco dunque che sul Bonus 18enni il governo di Meloni d’Italia torna precipitosamente sui suoi passi. Ci pensa Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia tra i firmatari della misura, a correggere il tiro con ovvia accusa al seguito: “E’ tutta propaganda, non abbiamo detto che aboliamo il bonus cultura e basta, le opposizioni difendono un totem”.
E via col rinculo: smentendo di fatto la lettera dell’emendamento da lui stesso presentato, che cancella la misura redistribuendo i fondi ad altre iniziative, annuncia: “Noi tuteleremo i giovani e modificheremo la App18 eliminando le storture”. Non spiega quali siano le storture e dimentica che a tutelare i giovani, nel senso che lui intende, ci pensa quella app18 che non è stata messa in campo dal governo dei fratelli e delle sorelle d’Italia che parla solo al suo elettorato e il resto è propaganda.
Interviene, più saggiamente e con più cautela, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che parla della creazione di una nuova Carta cultura, con benefici legati alla soglia Isee e più “controlli anti frodi” (quante frodi trovano questi qui, è stupefacente), che detto dal governo la cui maggioranza relativa è di un partito che regge una giunta in provincia di Roma dove l’assessora leghista al personale si candida a un concorso interno che dipende dall’assessora leghista al personale, strappa persino un sorriso.
(10 dicembre 2022)
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