di Giovanna Di Rosa
Del resto non è che si può avere proprio tutto, no? Così non ci sarà stupore se intervenendo di qua e di là per trovare le risorse che facciano quadrare i conti – quelli che si potevano far saltare in aria con grande tranquillità durante la campagna elettorale – l’augustissimo governo Meloni si troverà a dover ridurre, per amor vostro mica per malvagità, lo sconto sulle accise della benzina da 30,2 a 18,5 centesimi. Non c’è da preoccuparsi: da dicembre 2023, avete ancora un sacco di tempo per scialacquare.
Così mentre non si spiega come mai il parlamento è praticamente dimezzato, ma boccaloni parlamentari raccontano che le spese siano rimaste le stesse, arriva anche la notizia ufficiosa secondo la quale l’augustissimo governo Meloni avrebbe in saccoccia l’idea meravigliosa di tagliare 2 miliardi e mezzo di euro dalla Sanità, in perfetto accordo con le politiche leghiste in Lombardia, che tocca essere coerenti e di far risalire le accise di 10 centesimi anche per il diesel mentre ci sarà lo stop alle agevolazioni per gli autotrasportatori. Si fa affinché tutti gli amati figlioli subiscano (o godano, dipende dal masochismo di ognuno) lo stesso trattamento. Insieme si soffre meglio.
Era un peccato avere prezzi ragionevoli, parrebbe dire la decisione, ed avere prezzi ragionevoli per merito del presidente Draghi, così meglio riportarli su livelli da bestemmie inascoltabili di prima mattina. Secondo alcuni calcoli rapidi con la misura meloniana torneremmo a 1,8 euro al litro. Se aveste avuto la bicicletta avreste pedalato.
Ecco in soldoni, mai come in questo momento espressione più felice, come il governo Meloni (una Meloni che sembra aspirare a diventare una specie di Tatcher della Garbatella) scopre a due mesi dalla vittoria elettorale ottenuta a suon di panzane del valore di 180 miliardi di nuovo deficit, che la coperta è corta. Così tocca fare sacrifici. Compresi coloro che l’hanno votato credendo (un’altra volta) ai miracoli.
(21 novembre 2022)
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