di Giancarlo Grassi
L’accordo tra Letta e Calenda è andato nella direzione indicata il 1 agosto scorso da Fratoianni in diretta da La 7: nessun leader candidato nell’uninominale, come proposto dal leader di SI a In Onda del ritorno di Luca Telese e Marianna Aprile, o più precisamente – come si legge nell’accordo – “Le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza (…) nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)”.
Una soluzione che fa venire mal di pancia a Tajani, che è quel vicepresidente del Parlamento europeo che viene in Italia a dire ciò che dalla bocca di Berlusconi non sarebbe credibile: cioè, qualsiasi cosa.
L’accordo sottoscritto da Azione +Europa e Pd rappresenta il fatto nuovo della giornata politica e spariglia qualche certezza di troppo. Da una parte e dall’altra, voi lettrici e lettori siete arguti a non avete bisogno che ci si spieghi oltre.
L’accordo recita inoltre che la totalità dei “candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale”, altro mal di pancia per Tajani che non trova di meglio che commentare: “Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più”.
Che tristezza la dichiarazione affidata a Twitter da un esponente di partito che ha appena fatta saltare in aria un governo a fini elettorali… E’molto più di una battuta comica: è rappresentare la triste realtà di una destra sovranista composta da leader che hanno fatto il loro tempo e che devono affidarsi ad una ex ministra (era il 2008 e fino al 2011) che già in quell’occasione non brillò per capacità, parte di un governo che portò l’Italia sull’orlo del baratro economico-finanziario e ora racconta che traghetterà il paese verso l’ennesimo miracolo a suon di un milione di alberi, impianti dentali gratis e pensioni a mille euro: non una parola su come faranno ciò che dicono.
(2 agosto 2022)
©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)