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HomeGiustappunto!Le vere cause del tracollo demografico italiano #giustappunto di Vittorio Lussana

Le vere cause del tracollo demografico italiano #giustappunto di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana

Di fronte alle giravolte del Movimento 5 stelle di questi giorni, verrebbe voglia di mollare ogni cosa e andarsene in vacanza. Tuttavia, veniamo cortesemente a chiedere al presidente Draghi di ripensarci. E al Partito democratico, domandiamo di provare a recuperare il movimento politico guidato da Giuseppe Conte, che rischia di trascinare il Paese in problemi ancora peggiori di quelli attuali.

La politica non è una scienza astratta. Al contrario, essa si muove su perimetri culturali, normativi e regolamentari, ben precisi. E non si può tornare indietro. Correre alle elezioni generali in piena estate significa rischiare di non raggiungere gli obiettivi del Pnrr (Piano nazionale di ripartenza e resilienza, ndr). E, addirittura, che non vi siano i tempi per approvare la Finanziaria per il 2023, andando verso l’esercizio provvisorio. Dopo tutti gli sforzi fatti fin qui, è da stupidi mollare tutto. E ricorrere al solito governo di traghettamento rappresenterebbe la prova definitiva di un ceto politico di ormai scarsissima qualità, che rischia di portarsi dietro una critica alla democrazia che vede nemici ovunque, tranne quelli che ci sono veramente.

Il problema italiano rimane una destra convinta che i nostri problemi demografici derivino dal modo disinvolto con cui le donne hanno inteso la loro raggiunta parità con il sesso maschile, congiunta alla legge sulle unioni civili per le coppie gay. Prima di tutto, la crisi demografica italiana proviene da lontano e ha le sue radici nell’edonismo degli anni ’80 del secolo scorso; in secondo luogo, la normativa sulle unioni civili, molto recente qui da noi, non ha prodotto comportamenti sessuali talmente libertini da convincere i nostri giovani a non voler costruire una famiglia normale, fuggendo dalla loro responsabilità. Le vere cause del crollo demografico italiano sono di natura socioeconomica: abbiamo una classe imprenditoriale che è riuscita a convincere la politica a puntare tutte le sue carte sulla flessibilità del lavoro e sulla compressione dei salari. Studi recenti dell’Osservatorio JobPricing hanno dimostrato esattamente questo: l’Italia è l’unico Paese europeo in cui non solo i salari non solo non sono cresciuti, ma sono addirittura diminuiti, tra il 2014 e il 2021. E la mancanza di stabilità contrattuale ha impedito qualsiasi progetto famigliare o di coppia, di qualsiasi genere e tipo.

Si tratta esattamente dei risultati che le politiche liberiste e di destra volevano raggiungere, poiché basate sul dogma della compressione del costo del lavoro e dell’individualismo consumista e contrattualista. Errori dettati da una mancanza di coscienza storica quasi idealtipica, poiché avrebbe dovuto esser chiaro a tutti che lo sviluppo italiano è avvenuto sulla base di un sistema misto tra Stato e impresa privata. Invece, per almeno due decenni, la narrazione collettiva, in Italia, è stata quella di uno Stato inefficiente e costoso per definizione. Ma quando siamo andati a toccare con mano le condizioni finanziarie di molti nostri grandi imprenditori, abbiamo incontrato, il più delle volte, situazioni debitorie profondamente insane. In buona sostanza, a parte poche eccezioni, abbiamo scoperto di avere una classe imprenditoriale che ha il coraggio di fare investimenti solo e unicamente con i soldi dello Stato, oppure attraverso aiuti, sovvenzioni e salvataggi. Lo Stato è sprecone? Può anche darsi. Ma la nostra attuale imprenditoria privata, di certo non è più quella degli Olivetti o dei Del Vecchio. E persino degli Agnelli o dei Berlusconi.

Insomma, anche quando attuate da sinistra, certe politiche del lavoro si sono rivelate deleterie. Chi vi scrive è uno dei pochi che ha potuto firmare alcuni contratti veri, nel corso del proprio percorso professionale, ma si trattava, sempre e solamente, di contratti a progetto o di consulenza. Con simili chiari di luna, non è possibile progettare nulla. E anche chi aveva vinto dei concorsi pubblici, ha visto il proprio nome in cima a graduatorie che non venivano sbloccate per decenni, nemmeno ai gradi dirigenziali più alti. Il nostro è soprattutto un problema di tempistiche: negli anni della prima Repubblica, si parlava di quarantenni che finalmente venivano sistemati dopo una lunga gavetta: “La vita comincia a 40 anni”, scrisse qualcuno. Oggi, la fatidica chiamata per idoneità alla direzione di una Asl avviene a 50 anni: in pratica, abbiamo perso altro tempo – quasi 10 anni – rispetto ai nostri già evidenti ritardi del passato.

Un mercato del lavoro e delle professioni di siffatto genere, basato su una totale mancanza di visione sociale e sulla cattiva applicazione dei principi di libera impresa, che dovrebbero premiare il merito, la dedizione e il coraggio del cosiddetto rischio imprenditoriale, sono le vere cause del nostro crollo demografico. Ma le nostre destre, tutte quante, quando si giunge a questo punto preciso della critica cambiano discorso e fanno orecchio da mercante. Oppure, per togliersi d’impaccio, si affrettano a individuare dei parafulmini di comodo. Ed ecco, dunque, le nuove versioni che emergono persino dalla rubrica delle lettere del Messaggero di Roma: noi non facciamo più figli perché, concedendo parità giuridica alle nostre donne, esse sono divenute, fondamentalmente, delle prostitute, mentre le nostre generazioni più giovani, animate dall’ideologia gender [sic] e da altre idee piuttosto confuse, vengono indotti all’omosessualità o ad altre stravaganti condotte.

Sono le consuete accuse che le religioni da sempre rivolgono alle scienze sociali. Le stesse, identiche e medesime, dai tempi di San Paolo in qua. Ma si tratta di accuse ancor più vili se si pensa ai numerosi casi di pedofilia scoperti all’interno del clero cattolico; squallidamente menzognere, quando si vanno a controllare i dati statistici relativi ai tanti, tantissimi, sacerdoti gay.

Ci sarebbe da riabilitare il collega e compaesano bergamasco, Vittorio Feltri, allorquando schiaffò sulla prima pagina del giornale da lui diretto le vicende omosessuali dell’allora direttore de l’Avvenire, Dino Boffo. Ogni giorno che Iddio mandava in Terra, quest’ultimo denunciava la pericolosità di alcuni disegni di legge come i Dico (oggi Unioni Civili, ndr), il divorzio breve e, persino, la procreazione medicalmente assistita, che per lo meno cercava di ovviare al problema delle coppie sterili. Ebbene: proprio Vittorio Feltri, un bel giorno tirò fuori le prove dell’omosessualità dei direttore del quotidiano della Cei. E quella fu una delle poche volte in cui avrei voluto difendere questo collega dalle svariate e molteplici accuse di giornalismo d’assalto che, da sempre, gli vengono rivolte.

Furono proprio loro, i cattolici conservatori e integristi, a convincere gli italiani a disertare le urne dei 5 referendum sulla procreazione assistita, nell’estate del 2005. Invece, aggrappandosi alla scarsa, scarsissima, memoria degli italiani, oggi veniamo a scoprire che i veri colpevoli del tracollo demografico italiano sono la troppa libertà delle nostre donne e l’assurda pretesa dei gay di unirsi civilmente, per poter vivere un’esistenza normale e alla luce del sole.

Insomma, è totalmente inutile scrivere libri gialli, in Italia. Non perché non incontrino il favore o il gusto dei lettori, bensì perché, secondo la vulgata, i colpevoli sono sempre gli stessi: la cuoca o il maggiordomo. Facile, no? Basta avere sempre a portata di mano qualcuno su cui scaricare ogni responsabilità. Anche fosse il primo che passa, casualmente, per la strada. E questo accade perché, tra le nostre destre, anche quelle sedicenti moderate, la mentalità dominante non è quella liberale, bensì quella dello Stato di Polizia. E’ il moralismo degli italiani da caserma, che possiedono una concezione automatica della verità, la quale non prevede ricerca alcuna: basta dare in pasto all’opinione pubblica un colpevole qualsiasi. Spesso e volentieri, quello che non lo è affatto.

E’ precisamente questa la mentalità quella da abbattere, qui da noi. Anche perché è questo clerico-fascismo, ideologico e chiuso in se stesso, a indurre i nostri giovani a fuggire all’estero, dove sono ben pagati e riescono a metter su su famiglia: qui da noi, quel che rimane è solamente la merda. Ipocritamente camuffata di moralità spicciola.

 

 

(15 luglio 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 



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