di Daniele Santi
Meloni d’Italia ha lanciato il suo grido di guerra dalla passerella [sic] di Milano dalla quale conta di conquistare l’Italia a suon di programma reazionario. “Pronti a governo con centrodestra o da soli” – quel “da soli” vale un sottinteso “con chi ci sta”; dunque Meloni dichiara la sua disponibilità ad andare al governo o coi suoi delle destre, quelli dei disastri e della vendita di sogni mai realizzati dal 1994 ad oggi, o con chiunque voglia governare con lei, chiamiamolo governo del ‘ndo cojo cojo.
Trionfante dall’alto del suo 21 virgola qualcosa per cento, che è quel 21 virgola qualcosa appena superiore alla sua percentuale nelle disastrose elezioni romane dove è rimasta dietro a Calenda, Meloni ha presentato i suoi slogan delle quattro “M” e poi dodici punti di programma che sembrano rifare il verso alla perdente Le Pen dalla Francia con livore condendoli di slogan anti-gender che favoleggiano la distruzione della 2madre” in nome dell’inesistente teoria-gender che riporta politicamente Meloni a fianco di degli spagnoli di Vox, di Putin, Orbán e delle destre sovraniste e illiberali, non solo europee.
Naturalmente non manca la polemica con la stampa che fa “domande lunari”, che è pur sempre meglio di certa politica che fa programmi reazionari spacciandoli per progressisti in una babele di linguaggi e comunicazione invertita che ci riporta alla propaganda del conflitto in atto nell’est Europa, poi ricorda che “non andremo al governo a tutti i costi, noi ci andiamo esclusivamente se ce lo chiedono gli italiani” e soprattutto se gli Italiani li votano e se le italiane la troveranno credibile.
Il programma è abbastanza più reazionario di quanto ci si aspettasse, altro che “Conservatori”, altro che “destra europea” e si snoda così – citiamo gli slogan, il dettaglio è visibile sui siti di FdI qua e là per il web:
- Il più imponente piano di sostegno alle famiglie e ala natalità della storia d’Italia – non si dice con quali soldi, con quali investimenti, tagliando cosa e finanziando come, né si spiega come convincere i potenziali alleati salviniani che votarono contro l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti femminili (erano al governo con il M5S), ma si sofferma sulla lotta all’ideologia gender, sempre lì si casca;
- Prima l’Italia e Prima gli italiani, tanto per rubare uno slogan a Salvini;
- Priorità a sicurezza e legalità, che magari è la volta buona, ma anche questo la destra lo dice dal 1994;
- Contrasto all’immigrazione irregolare e No allo Ius Soli, che guarda più a Le Pen che all’Italia;
- Tutela della nostra identità dal processo di Islamizzazione, avete letto bene: processo di islamizzazione;
- Meno tasse e meno burocrazia, le destre lo dicono dal 1994 tanto vale dirlo un’altra volta;
- Forte difesa del made in Italy e delle nostre imprese, non si dice con quali soldi, con quali investimenti, tagliando cosa e finanziando come;
- Rilancio dell’economia nazionale partendo dal Sud Italia, che meglio rivolgersi a un serbatoio di voti certo, non si sa mai;
- Sostegno a chi crea occupazione e al lavoro autonomo, non si dice con quali soldi, con quali investimenti, tagliando cosa e finanziando come;
- Cultura e bellezza al centro dell’identità italiana;
- Contrasto alla povertà, riforma del Welfare e del sistema pensionistico, non si dice con quali soldi, con quali investimenti, tagliando cosa e finanziando come;
- Per il diritto al futuro dei giovani, o di quando ci si crede così tanto da essere costretti a scriverlo, si vedano le grandi riforme di Meloni ministra senza portafoglio della Gioventù (governo Berlusconi 2008-2011);
- Tutela della natura e dell’ambiente, perché siam Conservatori mica Verdi;
- Banche al servizio di Famiglie e Imprese, e sarà bello esserci per vedere come faranno (al governo) e cosa faranno (le banche);
- Per un governo forte e istituzioni efficienti, che vuol dire riforma presidenziale della Repubblica con elezione diretta del capo dello Stato o del Governo che non necessariamente significano governo forte e istituzione efficienti, spesso significano uomo forte al governo, spinte illiberali e calo d’efficienza: è statistico.
Ecco fatta e servita l’ennesima boutade sovranista con contorno di trionfalismi e di richiami all’uomo forte e al presidenzialismo, o al governo “da soli”, che con il sistema proporzionale che si andrà a costruire diventa quasi una chimera non solo per Meloni. A voi il trionfo progressista dei conservatori sovranisti orfani di Salvini – per il momento.
(2 maggio 2022)
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